PADOVA - Il giorno del delitto, il 15 gennaio dell'anno scorso, i tre a processo per l'omicidio di Isabella Noventa hanno comunicato al telefono cellulare tra loro per...
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Ieri in aula, per la seconda udienza del processo in rito abbreviato, il magistrato ha definito il delitto di Isabella Noventa «un piano criminoso articolato a tavolino». Sempre puntando sulla premeditazione, il pm ha ricordato il giorno 15 dicembre del 2015, quando a Camponogara, in provincia di Venezia, è stata ricaricata la Sim card di proprietà del padre di Manuela Cacco. Sim card che è stata utilizzata proprio dalla tabaccaia, il 15 gennaio dell'anno scorso, giorno del delitto, per comunicare, a partire dalle 18, con i due fratelli Sorgato e organizzare la messinscena. Ovvero, passare sotto le telecamere di videosorveglianza del centro storico di Padova con addosso il giubbetto di Isabella, per fare credere che fosse ancora viva. E poi nell'accusa della premeditazione c'è, come lo ha definito il magistrato, «il piano B». I tre, nel caso fossero stati scoperti e arrestati, avevano ideato una sorta di via di fuga. I 124 mila euro trovati, insieme a due pistole, nell'abitazione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde ex fidanzato di Debora il 7 marzo del 2016, sarebbero serviti ai tre per pagarsi gli avvocati...
Il Gazzettino