«Non pagate la Tari», ristoratori raggirati: l'avvocato adesso dovrà risarcire i danni

Il Tribunale di Venezia
VENEZIA L'avvocato che consigliava ai suoi clienti, ristoratori e albergatori, di non pagare la Tari in modo da poi ottenere importanti sconti attraverso non meglio...

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VENEZIA L'avvocato che consigliava ai suoi clienti, ristoratori e albergatori, di non pagare la Tari in modo da poi ottenere importanti sconti attraverso non meglio identificata rideterminazione della tassa in commissione tributaria, adesso dovrà pagare i danni ai suoi assistiti. È arrivata infatti la prima sentenza di risarcimento che condanna il legale a risarcire 13mila 144 euro a titolo di sanzioni e interessi pagati dal cliente, più altri 3mila circa di spese legali.


La vicenda era scoppiata tra il 2015 e il 2017 quando una serie di attività, per lo più di Venezia e Chioggia, aveva presentato ricorsi a dir poco temerari contro Veritas accampando la nullità delle notifiche o la mancanza di poteri del funzionario che firmava gli atti. Morale, tutto si era risolto con il pagamento dell'intero importo della tassa sui rifiuti, oltre a cospicue sanzioni e gli interessi per il ritardato pagamento.
LA CAUSA Qualcuno dei clienti, però, si è accorto per tempo che qualcosa non andava nella strategia del legale e, non riuscendo più a trovarlo, si era rivolto direttamente a Veritas, concordando il versamento della tassa non pagata a causa di quella scelta. È il caso della famiglia Marsilli, che a Venezia gestisce due rinomati ristoranti (La Vecia Cavana e Le Maschere), che ha deciso di mandare il conto dei 13mila e rotti euro di sanzioni e interessi, al domicilio dell'ex legale di fiducia.
Il caso è quindi approdato in Tribunale, dove la famiglia, assistita dall'avvocato Mario Viali, ha presentato tutta una serie di documentazioni tra cui il mandato originario. Il convenuto, assistito dall'avvocato Francesca Commissati, ha opposto l'infondatezza della richiesta e ha comunque ammesso di aver posto in essere un'approfondita attività di studio negando di aver consigliato di non pagare la Tari.
Il giudice Silvia Franzoso ha avuto però modo di verificare come con il mandato del marzo 2015 l'avvocato dei Marsilli (e di tutte le altre imprese turistiche finite nei guai) egli si era obbligato a trattare con Veritas per il riconteggio della Tari e aveva dichiarato di essere responsabile per eventuali sanzioni. A fronte dell'evidenza dell'invio allo studio delle ingiunzioni di pagamento, non è mai stato instaurato un giudizio tributario come previsto.
Tanto è bastato al giudice per emettere la sentenza di condanna.
GLI ALTRI RAGGIRATI Una quarantina di imprese è andata avanti con la lite e si è trovata a perdere le cause o per mancata costituzione della parte o nel merito, perché la società aveva dimostrato che il potere di notifica era conferito dai singoli Comune. Nel 2018 era stata respinta una ventina di ricorsi e altrettanti si sono risolti allo stesso modo nel corso del 2019. Poi ci sono state decine di ricorsi dichiarati inammissibili perché la costituzione in giudizio era giunta a tempo scaduto o non era mai arrivata in Tribunale. 

LE CONTESTAZIONI La contestazione più frequente, che in più casi è stata analizzata nel merito dalla Commissione tributaria, con differenti composizioni del collegio faceva perno sulla nullità o illegittimità delle forme di comunicazione adottate per l'avviso di accertamento. Nel ricorso si contestava il mezzo della raccomandata a/r utilizzata da Veritas e l'utilizzo delle Poste per la notifica. Poi veniva contestata l'illegittimità del potere del funzionario di Veritas che aveva firmato l'avviso di accertamento. Tutti motivi poi respinti in sede di giudizio.
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Il Gazzettino