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MESTRE - Da una parte la procura, che ieri pomeriggio ha conferito l’incarico per l’autopsia. Dall’altra il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che nei prossimi giorni manderà degli ispettori.
Due inchieste indipendenti - al momento - che però convergono verso un unico obiettivo: fare luce sugli ultimi minuti di vita di Bassem Degachi, il trentottenne morto suicida in carcere martedì mattina dopo aver ricevuto la notifica di una nuova ordinanza di custodia cautelare. Sul caso la moglie Silvia Padoan ha presentato una denuncia in questura raccontando, in tre ore di deposizione, che prima di impiccarsi, Bassem le aveva telefonato annunciandole la sua decisione. E lei per tre volte aveva chiamato il carcere chiedendo di andare a verificare ma ricevendo rassicurazioni che tutto era tranquillo. Salvo poi essere richiamata dall’ufficio matricola ed essere informata della morte del marito.
ACCERTAMENTI INTERNI
L’indagine interna verrà aperta dal provveditore del carcere di Santa Maria Maggiore con dei funzionari mandati nel penitenziario per capire cosa sia successo.
LA PROCURA
Parallela corre il fascicolo d’indagine in mano alla sostituto procuratore di Venezia, Lucia D’Alessandro, che ha aperto un incartamento contro ignoti ma ipotizzando il reato di omicidio colposo. Mercoledì verrà effettuata l’autopsia sul corpo del trentottenne, un atto formale per lasciare una traccia ed escludere che ci possa essere stato un intervento da parte di terzi, anche se le chiamate del detenuto alla moglie e le sue parole dette martedì mattina alla bussola del carcere e poi ripetute giovedì in questura non lasciano dubbi sul suicidio. Autopsia a parte, un crocevia nelle indagini potrebbero portarlo gli accertamenti chiesti dall’avvocato Marco Borrella (legale della moglie di Degachi) che ha proposto l’acquisizione dei tabulati del cellulare di Silvia Padoan e del centralino del penitenziario per incrociare i dati. Il legale ha anche chiesto alla procura di sentire alcuni detenuti che avrebbero detto di averlo visto non più in sé dopo la notifica della nuova ordinanza. E un primo sopralluogo è già stato fatto.
LA STORIA
Bassem Degachi era in carcere a Venezia da cinque anni a scontare una pena per fatti di droga, da un anno aveva ottenuto la semilibertà per andare a lavorare nel cantiere di una remiera. Soprattutto cominciava a immaginare un futuro diverso. Così quando martedì, in cella, gli è stato consegnato quel plico di carte che disponeva la sua custodia cautelare in carcere per altri fatti di droga del 2018, gli è crollato il mondo addosso. Ha chiamato la moglie per dirle addio. Un’unica telefonata che ha gettato tutti i familiari nell’angoscia. Lei chiama più volte: l’ultima rassicurazione dal carcere le arriva alle 14.41.
Alle 14.42 il medico certifica la morte dell’uomo.
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Il Gazzettino