CENESELLI - Non solo si è introdotto di notte nella casa di una vedova 73enne, spaccando il vetro di una finestra, ma prima l’ha minacciata chiedendole soldi,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Era il febbraio del 2012 e le indagini per le ipotesi di reato di tentata rapina, lesioni aggravate e violenza sessuale, subito meticolosamente avviate, erano poi arrivate a un punto morto. Un delitto irrisolto, che si è improvvisamente riaperto lo scorso anno, quando, dopo l’arresto di un nordafricano, gli è stato prelevato un campione di Dna come per legge avviene dal giugno del 2016 per la creazione della “Banca dati del Dna”, il grande archivio genetico nel quale vengono conservati i profili genetici dei condannati a pene detentive e di tutti gli arrestati. È così che il Dna dell’uomo senza un volto, accusato di aver violentato l’anziana, che era stato mappato dal suo liquido seminale prelevato dopo la visita della 73enne in ospedale e inviato al Ris di Parma poche ore dopo i fatti, è saltato fuori mostrando la propria corrispondenza, incastrandolo oltre sei anni dopo. E ieri, a più di sette anni da quella notte di orrore, per il nordafricano è arrivato il rinvio a giudizio deciso dal giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini.
La descrizione iniziale fatta dalla vittima, era molto scarna: aveva detto che l’uomo non parlava bene l’italiano, pensava che potesse essere marocchino, che sembrava abbastanza giovane e che, tuttavia, non lo aveva visto in volto perché indossava un passamontagna. Fra l’altro, lo choc per quei momenti di terrore, aveva parzialmente confuso i suoi ricordi. Era il 18 febbraio del 2012 ed erano da poco passate le undici di sera. L’anziana era già a letto sola, nella sua grande casa isolata. All’improvviso, una finestra è esplosa, con i vetri sono schizzati dappertutto.
Neanche il tempo di realizzare l’accaduto che la vedova si è trovata davanti un uomo. Si è messa ad urlare. L’intruso si è gettato sulla donna terrorizzata e l’ha picchiata selvaggiamente. Manrovesci e pugni per costringerla a tacere. L’ha afferrata, strattonata, gettata a terra e ha abusato di lei, lasciandola in uno stato di semi incoscienza. Ripresasi a fatica, la donna è riuscita a raggiungere il telefono: ha chiamato la figlia, che si è precipitata a casa sua, trovandola tremante e in singhiozzi, con il volto tumefatto, contusioni alle ginocchia e dolori lancinanti al torace. All’ospedale di Trecenta le erano state poi riscontrate lesioni giudicate guaribili in 25 giorni, oltre ai segni del rapporto sessuale violento. Proprio la traccia biologica è stata la pista più solida seguita dagli inquirenti. Ma sei anni fa non era stata sufficiente a individuare il possibile responsabile. La sua catalogazione, però, ha permesso di tenere in vita gli atti di indagine, riaperti inaspettatamente lo scorso anno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino