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TREVISO - I rumeni non si vaccinano contro il coronavirus. Tra gli stranieri che vivono nel trevigiano, quelli provenienti della Romania sono all'ultimo posto per quanto riguarda la copertura vaccinale: solo il 30% si è sottoposto all'iniezione anti-Covid. Vuol dire meno di 6.500 persone su oltre 21.500 residenti in provincia. Ma il problema si estende a tutta l'area dei Balcani, dell'est Europa e dell'Africa in generale. E ora scatta l'allarme.
Il focolaio esploso in un gruppo di lavoratori stagionali sulle colline del Prosecco ha bruscamente ricordato che i rischi non sono solo teorici. Venerdì ha perso la vita una 48enne proveniente proprio dalla Romania, conosciuta da tutti come Nina, impegnata nella vendemmia per l'azienda agricola Marsura Natale di Valdobbiadene. Non si era vaccinata e aveva viaggiato in pullman assieme al resto del gruppo. Dopo aver sottovalutato i primi sintomi dell'infezione, il suo cuore si è improvvisamente fermato. Il tampone eseguito dal personale del Suem118 ha poi evidenziato il contagio. Nel frattempo il virus aveva già colpito la sua compagna di stanza, 45 anni, anche lei proveniente dalla Romania e non vaccinata. Quest'ultima è stata trasportata d'urgenza in Terapia intensiva, dove resta pronata per cercare di gestire le difficoltà respiratorie. «Le sue condizioni sono stabili, ma sempre critiche», spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl trevigiana. Negli ultimi cinque giorni il servizio Igiene e sanità pubblica dell'azienda sanitaria ha effettuato più screening sulle 19 persone che componevano il gruppo della vendemmia: 13 lavoratori rumeni più i titolari dell'azienda agricola e i loro familiari.
Vaccini, il caso degli stranieri che non lo vogliono
L'attenzione adesso resta più che mai elevata sul fronte dei lavoratori stagionali che arrivano sulle colline del Prosecco. «È davvero drammatico quanto accaduto nelle nostre colline sottolinea Elvira Bortolomiol, presidente del consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg assieme a tutti i produttori del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, sono vicina alla famiglia della signora e ci stringiamo a loro nel dolore. Ritengo che questo episodio faccia riflettere su quanto è ancora vivo il pericolo procurato dal Covid. Pertanto non è assolutamente consentito abbassare la guardia, anche se ci troviamo in un vigneto, e quindi all'aperto».
In attesa dell'introduzione del Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori, che scatterà il 15 ottobre, il sindaco di Valdobbiadene è sulla stessa linea: «Oltre alle norme, serve il buon senso è l'appello di Luciano Fregonese chi ospita persone straniere che vengono qui a lavorare è chiamato a chiedere loro il rispetto delle procedure per la prevenzione contro la diffusione del Covid». I tamponi sono ancora più importanti proprio alla luce delle basse coperture vaccinali tra gli stranieri. Non solo dalla Romania. La copertura nella comunità del Kosovo residente nel trevigiano, ad esempio, non supera ancora il 35% (su 5.356 cittadini). La Macedonia del Nord è appena uno scalino più su, con il 37%. La Serbia è al 41%, la Moldavia al 43% e la Bosnia al 44%. Le differenze sono abissali se si pensa che la copertura anti-Covid tra i trevigiani, contando anche le persone guarite, viaggia già oltre quota 81%, con la speranza di arrivare all'85% entro la fine di ottobre.
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Il Gazzettino