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A livello nazionale probabilmente i tempi non sono maturi, ma almeno ora il fronte locale è compatto. I vertici dell’industria (non solo provinciali) erano d’accordo già da tempo; i sindacati l’avevano ribadito non senza qualche acuto polemico. Ma adesso ci sono anche i commercianti, i baristi, i ristoratori. Insomma, praticamente tutti con un unico messaggio: «Sì all’obbligo vaccinale». Almeno per semplificare le cose, dal momento che il Green pass delinea una serie di profili di responsabilità individuali in grado di appesantire la giornata di qualsiasi lavoratore, sia nel settore privato che in quello pubblico. E la richiesta relativa all’obbligo vaccinale deriva anche da un altro aspetto: in seguito alla proclamazione dell’obbligo di Green pass nel mondo del lavoro, infatti, in Fvg c’è stata sì un’impennata delle prenotazioni del vaccino, ma non quanto ci si aspettava. In poche parole, si è di fronte allo zoccolo duro di no-vax difficilmente convincibile.
LE POSIZIONI
«Lo abbiamo detto subito, ma adesso siamo ancora convinti: serve l’obbligo vaccinale per mettere le cose a posto e i settori in sicurezza». È il parere di Alberto Marchiori dell’Ascom pordenonese. «Troppi oneri a carico dei singoli esercenti, è meglio che lo Stato prenda in mano la materia e la responsabilità in prima persona», gli fa eco la Fipe provinciale.
LA PROTESTA
Posizione diversa, invece, quella di alcuni autotrasportatori. «In vista dell’introduzione del Green pass obbligatorio per i lavoratori dal 15 ottobre, chiediamo una deroga totale per gli autotrasportatori. Non si tratta della richiesta di un privilegio, ma di una norma di buonsenso che permetta di non discriminare i trasportatori italiani rispetto ai vettori stranieri. Ricordiamo che gran parte degli autisti italiani sono vaccinati e posseggono il Green pass, ma ai colleghi che hanno ancora dubbi non si può chiedere di fermarsi. L’intero Sistema-Paese che i camionisti, eroi dimenticati, hanno servito con responsabilità anche nei momenti più duri della pandemia, garantendo gli approvvigionamenti a farmacie e negozi, non se lo può permettere e non può farne a meno». A parlare è la portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini.
LA CRISI
In agitazione anche i farmacisti, alle prese con code per i tamponi che ieri in provincia di Pordenone hanno raggiunto anche l’ora di attesa. I presidenti dei quattro ordini provinciali hanno incontrato il presidente della III Commissione del Fvg Ivo Moras. «Dobbiamo riconoscere l’enorme sforzo delle Farmacie per supportare tutti coloro che ad oggi sono reticenti al vaccino, ma così facendo i farmacisti sono in seria difficoltà nell’esercitare quella che è la loro attività propria - ha detto Moras-. Auspico che ci sia una presa di posizione forte e decisa che possa sostenere la categoria, perché le domande, in una situazione anomale come quella che stiamo vivendo, sorgono spontanee: cosa succederà dopo il 15 ottobre?».
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Il Gazzettino