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L’emergenza si allarga. E la montagna forse inizia a sentirsi meno sola nella battaglia contro lo spopolamento dei piccoli paesi. Lo stesso fenomeno che preoccupa i sindaci delle valli friulane, seppur con proporzioni almeno per ora più contenute, sta avvenendo infatti in pianura. Un territorio che non era abituato a fare i conti con la crisi dei piccoli paesi, ma che negli ultimi anni sta assistendo a una tendenza simile a quella che anni fa in quota aveva fatto suonare i primi campanelli d’allarme. La dinamica in realtà è un po’ diversa: se ci si allontana dalla montagna, in Friuli Venezia Giulia è in atto una tendenza in particolare. Sono i comuni più grandi di un singolo territorio a “fagocitare” gli abitanti dei centri minori circostanti. E un ruolo chiave, oltre ai servizi, lo giocano le infrastrutture. Ancora carenti in buona parte del territorio periferico, costringono gli abitanti a spostarsi dove per andare al lavoro non ci si mette mezz’ora di auto.
LA PANORAMICA
Il viaggio parte dalla zona del Sacilese. Secondo i dati Istat, che saranno il faro di tutta la ricerca che si vuole illustrare, il “capoluogo”, cioè il Giardino della Serenissima, dal 2019 ha visto crescere ininterrottamente i propri abitanti.
LA PARTICOLARITÀ
Situazione nettamente diversa, invece, dove i servizi sono integrati e la città principale ha permesso di creare un vero e proprio hinterland interconnesso. È il caso di Pordenone e del suo conurbamento. Qui la dinamica è diversa: cresce sia il capoluogo, passato da 51.557 a 51.818 abitanti, che i suoi “gemelli”. Paesi come Cordenons, Fiume Veneto e Fontanafredda fanno registrare una risalita costante degli abitanti. In controtendenza solamente Porcia. Sintomo di un’abbondanza di servizi e di collegamenti che non si limita solamente al capoluogo provinciale, ma che interessa anche un’area vasta ormai diventata una grande periferia della città, con i pro e i contro ma a conti fatti in grado di attirare popolazione.
L’ANALISI
L’allarme sulla prossima (ma in realtà già presente) crisi dei piccoli comuni di pianura è sentito da tutti i sindaci. «Pensiamo a Sesto al Reghena - ha spiegato ad esempio Markus Maurmair, primo cittadino di Valvasone Arzene -, dove non si riesce a formare la classe di una scuola. È un sintomo: quello che capita in montagna non è estraneo alla pianura. I centri maggiori si dimostrano sempre più attrattivi, soprattutto per i giovani. Il problema principale è quello della continuità dei servizi. Ma non sottovalutiamo il ruolo delle infrastrutture». Si prenda ad esempio un cittadino di Valvasone, oppure di Cordovado. Per raggiungere Pordenone, dove magari lavora, deve impiegarci non meno di mezz’ora, considerato il traffico sulla Pontebbana e le infrastrutture che attendono da decenni una vera svolta. Il ponte sui guadi di Murlis ancora non c’è, ad esempio. La stessa dinamica la si vive in provincia di Udine per raggiungere agevolmente il centro più importante del Friuli. Senza contare i desideri delle giovani coppie: cinema, supermercati grandi, palestre, piscine. Ormai i piccoli comuni ne sono quasi tutti sprovvisti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino