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ROVIGO - «Il ragazzo che ha sparato con la pistola ad aria compressa verso la professoressa ha pienamente compreso il disvalore del proprio gesto, tanto che il giorno stesso si è presentato dalla preside per autodenunciarsi, ammettendo e assumendosi la propria responsabilità. Quello che non è emerso chiaramente, poi, è che già il giorno stesso, alle 15.46, insieme ai genitori ha inviato una e-mail alla professoressa, scusandosi, chiedendo di incontrarla e lasciando il proprio numero di telefono. Venendo poi richiamato dalla professoressa con la quale, insieme ai genitori, ha parlato per oltre un'ora. Due giorni dopo, poi, i genitori sono andati a scuola insieme a lui per porgere personalmente le scuse all'insegnante. Ora è fortemente provato non tanto dai due procedimenti penali avviati a suo carico, quanto dal fatto che ovunque si parli di questo fatto, a scuola, sui social, in televisione».
LA POSIZIONE
A cercare di mettere in luce alcuni aspetti fin qui rimasti in ombra di una vicenda della quale si parla e si è parlato ovunque, è l'avvocato Nicola Bergamini, che assiste lo studente dell'Itis Viola che l'11 ottobre scorso ha colpito con due raffiche di pallini la professoressa Maria Cristina Finatti, docente di Scienze, durante la lezione, mentre un compagno ha ripreso tutto col cellulare postando poi il video nella chat Whatsapp di classe. «Un gesto grave», conviene l'avvocato.
CONDANNA SOCIALE
Piccoli gesti significativi. Soprattutto perché, nel vespaio mediatico che si è sollevato, sembra quasi passare in secondo piano che si sta parlando di studenti di prima superiore, di 14 anni. Adolescenti, poco più che bambini, appena arrivati alla soglia dell'imputabilità, con una personalità ancora da plasmare, in un'età difficile, nella quale sono tante le sciocchezze che si possono inanellare. E pur nella condanna e stigmatizzazione del gesto compiuto, il clamore mediatico, ma soprattutto il dito inquisitore che da un salotto televisivo all'altro viene puntato contro di loro, bollandoli quasi come mostri, come reietti da punire, non va certo nella direzione di formazione, educazione e recupero. Il gesto è stato gravissimo, ma non è certo la prima volta che qualche studente si comporta in modo irrispettoso contro un docente nella storia della scuola italiana, solo che in altri casi, proprio per il bene superiore dell'educazione dei ragazzi, si è pensato che fosse meglio evitare il clamore, dannoso per la vittima e dannoso anche per i protagonisti in negativo.
L'aspetto peculiare di questo caso, che ha reso esplosivo il tutto, è il video. Perché è il filmato ciò che ha reso più grave il gesto in sé e virale la notizia. Quasi più discussa e commentata dell'arresto di Messina Denaro, sicuramente più di tanti fatti di sangue commessi da ottobre a oggi. E anche questo dovrebbe far riflettere.
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Il Gazzettino