Sparatoria in questura, due agenti uccisi: l'associazione Fervicredo chiede impugnazione della sentenza di assoluzione

Il luogo dove Rotta e Demenego sono stati uccisi
TRIESTE - Un'istanza di sollecito all'impugnazione della sentenza nei confronti di Alejandro Augusto Stephan Meran, assolto in quanto non ritenuto imputabile...

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TRIESTE - Un'istanza di sollecito all'impugnazione della sentenza nei confronti di Alejandro Augusto Stephan Meran, assolto in quanto non ritenuto imputabile dall'accusa di aver ucciso i due poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta durante una sparatoria in Questura a Trieste, è stata depositata oggi alla Procura Generale della Corte d'Appello di Trieste dagli avvocati Valter Biscotti e Ilaria Pignattini, difensori dell'Associazione Feriti e vittime della criminalità e del dovere (Fervicredo), parte civile nel procedimento. L'istanza insiste affinché la Procura Generale ricorra ai poteri espressi dal Codice di procedura penale (art 593 bis) e si appelli. «La gran parte della motivazione della sentenza - si legge nella richiesta dei legali - si concentra sull'aspetto nosografico e psicopatologico dando scarso rilievo a quello funzionale, essenziale ai fini processuali, attardandosi ad esempio nella sterile disamina circa la possibilità di individuare in un disturbo post traumatico da stress il fattore iniziale alla base della filiera psicopatologica, aspetto ininfluente ai fini di dirimere sulla capacità di intendere e di volere».

I due avvocati fanno invece riferimento al Collegio dei periti che in sede di incidente probatorio «avevano giustamente posto» il comportamento di Meran «a fondamento delle loro conclusioni circa il vizio parziale di mente». La Corte d'Assise, si legge ancora nell'istanza, «per sostenere la non attendibilità delle conclusioni del Collegio peritale 'sposà la inusuale posizione concordante di accusa e difesa» e «sussume che il comportamento messo in atto in un crimine della gravità di quello di cui si disserta nulla ci dica circa la capacità di intendere e volere». Un assunto per i due legali, «oggi scientificamente insostenibile, figlio di una psichiatria forense ormai definitivamente superata e che arrivava alle sue conclusioni attraverso il solo criterio nosologico, tutt'al più con l'ausilio di quello psicopatologico». Da queste ragioni la richiesta affinché la Procura Generale «provveda a proporre appello». 

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Il Gazzettino