«Sissy è stata raggiunta da un colpo di pistola nel 2016, mentre si trovava in servizio presso l'ospedale civile di Venezia, in circostanze sulle quali la...
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Sottosegretario Ferraresi, da quando, e con quali modalità, il suo dicastero sta seguendo questa vicenda?
«Premetto che posso rispondere solo nei limiti di quanto mi è concesso dal rispetto per l'operato della magistratura. Comunque assicuro che, appena siamo entrati al ministero, abbiamo subito preso contatto con i familiari di Sissy e abbiamo dato loro la nostra disponibilità e il nostro sostegno, per quanto ci è possibile, supportandone la richiesta di giustizia e di verità».
La famiglia ha lamentato che l'Amministrazione non ha mai svolto indagini interne rispetto alle denunce formulate da Sissy all'allora direttrice Gabriella Straffi. È così?
«Annuncio che, per la prima volta dall'inizio di questa tragica storia, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Francesco Basentini ha avviato formalmente una serie di accertamenti interni, autorizzati dal pubblico ministero come previsto nei casi di indagini in corso, per la verifica e l'approfondimento delle segnalazioni e delle denunce che Sissy aveva fatto e di altre questioni di natura amministrativa. In questo senso è già stata istituita una commissione ispettiva all'interno del Dap, che ci aspettiamo arrivi a conclusione nel più breve tempo possibile, ma comunque entro il mese di febbraio».
Può dirci quando è stata istituita la commissione e di quali poteri dispone?
«È stata istituita da qualche giorno, una volta ricevuta l'autorizzazione dalla Procura. Ha tutti i poteri delle commissioni di indagine, comprese le richieste di documentazione e l'attività ispettiva. I componenti possono fare quello che ritengono opportuno e riferiscono direttamente al capo del Dipartimento».
Quindi gli accertamenti riguarderanno le pesanti accuse lanciate da Sissy sugli episodi che sarebbero avvenuti nell'istituto di pena?
«Non posso entrare nel merito di questa specifica vicenda. Dico però che abbiamo un'attenzione e una sensibilità particolari per questi temi. Sappiamo che ci sono problematiche in diverse carceri italiane e ci sono stati casi da cui si sono sviluppate delle indagini. Ogni volta abbiamo appreso tutte le notizie come nuove e abbiamo intrapreso un percorso di ascolto forte delle criticità, sempre nel rispetto dei confini segnati dalle eventuali inchieste dell'autorità giudiziaria».
Si riferisce anche alla circolazione di droga nelle celle, come riferito da alcune ex detenute alla Giudecca?
«Non parlo di Venezia in particolare, ma dell'Italia: l'introduzione di stupefacenti e cellulari nelle carceri è sicuramente un fenomeno non nuovo su cui occorre prestare la massima attenzione e che va contrastato con la massima efficacia. Non si tratta di un'emergenza, ma neanche di una cosa che non avviene, per cui bisogna rilevare il dato delle notizie che arrivano e accertarle dal punto di vista amministrativo e penale, in quanto determinate condotte non possono essere accettate».
Un'ultima domanda: cosa si sente di dire ai Trovato Mazza?
«Abbiamo ricevuto la famiglia al ministero, ci siamo sentiti telefonicamente, siamo stati presenti a un momento importante e delicato com'è quello dei funerali che hanno coinvolto l'intera comunità. Ora garantisco che intendiamo continuare ad avere un'attenzione particolare. Per questo a tutti, indipendentemente dai loro ruoli o dalle loro posizioni, lancio un appello: chi sa qualcosa, parli. Come dico spesso anche ai ragazzi che incontro nelle scuole durante i percorsi sulla legalità, il migliore contributo che si può dare alla ricerca della verità e della giustizia è quello di farsi avanti con le forze dell'ordine e con la magistratura, senza timori». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino