PADOVA - Non ha esitato a usare toni molto forti di fronte a un episodio di una gravità inaudita. E lo ha fatto pubblicamente, mettendoci la faccia, con un post sui social,...
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E nell'argomentare la riflessione uscitagli di impeto, ha rincarato: «Ma chi, o che cosa, si può riabilitare di fronte a un crimine come questo, con un individuo che pesta dei bambini e non ha nessun pentimento, come dimostra il fatto che la polizia e arrivata sul posto solo perché l'hanno fatta intervenire i vicini di casa? Si tratta di un caso evidente di violenza in famiglia strutturata, che andava avanti da tempo e che non lascia margine a nessun tipo di riabilitazione, o di ravvedimento». «Per questo - ha aggiunto - io non ho remore a propormi per mettere il cappio al collo all'assassino. E aggiungo anche che la notte me ne andrei poi a dormire senza alcun rimorso. La tragedia che è accaduta a Cardito è mio avviso sconvolgente, con una dinamica lontana un anno luce da quello che si definisce un Paese civile. Le modalità dell'omicidio fanno intuire che molto probabilmente, se non fosse stato smascherato, nei giorni successivi avrebbe ammazzato anche la sorellina, finendo di massacrarla di botte. Siamo all'interno di un contesto di violenza reiterata sui bambini. Ripeto: l'unica soluzione è mettere un cappio al collo all'assassino e io sono pronto a farlo. È ora di finirla con questi violentatori seriali». «E se anche potrà esserci per lui un perdono divino - ha concluso Borile - intanto è bene che ci sia una giustizia terrena». L'antropologo di recente ha pubblicato il libro Baby gang. Le bande giovanili milanesi culturalmente orientate, in cui ha analizzato i comportamenti devianti e criminali dei giovanissimi, spiegandoli fin dall'origine, cioè dai processi di reclutamento e formazione delle isole sociali criminali, con un'indagine che trova riscontro su specifici studi quantitativi e interdisciplinari sulle varie forme di violenza.
Nicoletta Cozza Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino