Emergenza siccità, produzioni agricole crollate del 30 per cento

Produzioni in crisi per mancanza di acqua; il sopralluogo della senatrice Toffanin in un'azienda del Delta
ROVIGO La resa del grano è crollata del 30%, mentre i prodotti ora in campo si stanno seccando e rischiano di non arrivare a produzione: la drammatica siccità che...

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ROVIGO La resa del grano è crollata del 30%, mentre i prodotti ora in campo si stanno seccando e rischiano di non arrivare a produzione: la drammatica siccità che sta attanagliando il Polesine sta già dispiegando i suoi effetti deleteri e le associazioni di categoria del mondo agricolo chiedono ad una sola voce lo stato di emergenza ed interventi urgenti.

Granaio del Veneto

Come sottolinea il vicepresidente di Cia Rovigo Fabrizio Cavallari, per la provincia di Rovigo, che è il “granaio del Veneto”, con 25.100 ettari coltivati, la, maggiore estensione a livello regionale pari al 26,4% dell’intera produzione veneta, «l’assenza di precipitazioni significative nel periodo primaverile e le alte temperature che hanno anticipato la maturazione anche delle varietà tardive di frumento, hanno provocato cali produttivi davvero ingenti. La resa media sembra attestarsi sui 45-50 quintali ad ettaro, ben al di sotto dei 70-75 quintali ad ettaro degli anni scorsi. E se le produzioni del 2021 registrano buone quotazioni nelle borse merci, questo consente solo parzialmente alle aziende di far fronte a costi di produzione fuori controllo, dal rincaro dei fertilizzanti, +170%, a quello del gasolio agricolo, arrivato a toccare 1,60 euro al litro, con un incremento nell’ultimo anno del 130%». Il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini non nasconde la drammaticità della situazione: «Con medie produttive così basse, la marginalità sarà ai limiti della sussistenza, ragion per cui molti agricoltori potrebbero decidere di non seminare grano in autunno, con una conseguente ancor maggiore dipendenza dall’estero».

L'emergenza

Per questo, la Cia chiede al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e un “Decreto siccità” per sostenere il comparto agricolo, oltre a misure come la realizzazione di piccoli bacini e impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare e «l’utilizzo della rete idrica, presente in maniera capillare in tutto il Polesine, non più come strumento di scolo finalizzato alla bonifica, bensì in qualità di invaso».


Per il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan «si rende necessaria una regia unica che affronti il problema: non è rinviabile il riconoscimento dello stato di emergenza. Ma si rende quindi sempre più necessario andare oltre alle misure emergenziali, perché il fenomeno sta diventando cronico. L’Italia cattura appena l’11% dell’acqua che cade, c’è bisogno di nuovi invasi. La siccità non sta risparmiando nessuno e presto diventerà un’emergenza sociale, con ricadute occupazionali e produttive lungo tutta la filiera agroalimentare. La terra e le colture bruciano sotto il sole rovente la pioggia non è più arrivata, il vento è secco e caldo da settimane, il cuneo salino è rientrato per più di 20 chilometri e non manca solo acqua per l’irrigazione dei campi, ma anche per gli scopi domestici, i molluschi soffocano sotto le alghe. Questa situazione funesta è quello che stiamo vivendo in tutto il Polesine e la conta dei danni inizia a salire. In alcune zone non c’è nemmeno la possibilità di ricorrere all’irrigazione di soccorso perché l’acqua è salata e in alcune località le amministrazioni locali invocano un uso responsabile dell’acqua anche ai fini domestici, presto scatteranno anche i divieti». Grave anche la situazione del pomodoro da industria, che vede il Polesine con 500 ettari secondo in Veneto dopo Verona per questa coltivazione: «Il pomodoro ama il caldo, ma non la carenza d’acqua – spiega il veronese Camillo Brena, presidente della sezione di prodotto pomodoro da industria di Confagricoltura Veneto, titolare di un’azienda a Taglio di Po - In questo momento le piante sono ricche di bacche e sono nel momento di massimo fabbisogno idrico. Per almeno altri 20 giorni c’è bisogno di irrigazione, che in Polesine viene garantita dall’uso di manichette, con le quali il consumo d’acqua è minore. Tuttavia ci sono problemi perché l’acqua del mare è entrata nel Delta e parte delle risorse idriche è già inutilizzabile. Tante colture si stanno seccando a causa della mancanza di acqua e anche per i pomodori si rischia in quantità e qualità».

 

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Il Gazzettino