TRIESTE - È limitante, suggeriscono gli esperti, paragonare la situazione attuale del Fvg a quella di marzo o aprile. O meglio, è lecito e rassicurante,...
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LA NOVITÀ
Nei laboratori del Burlo Garofolo di Trieste, punto di riferimento regionale in fatto di ricerca e diagnostica, sono in fase terminale di approvazione i tamponi salivari. Sono test rapidissimi e poco invasivi, che permetteranno di raddoppiare la capacità diagnostica in regione: dai 4-5mila test attuali a quasi 10mila. Una potenza di fuoco che a gennaio avrebbe permesso di evitare lockdown, morti e malati gravi. Perché come spiega sempre il professor Ruscio, «è tutta una questione di carica virale». La stessa aumenta negli ambienti chiusi, quindi ecco la minaccia principale dell’autunno e del freddo, ma resta limitata se la circolazione del virus viene tenuta sotto controllo. «Per questo sarà fondamentale rispettare le regole e tenere alta la guardia sul fronte dei test: bloccando i principi di circolazione intensa del virus, terremo bassa la carica virale e non consentiremo all’infezione di provocare malati gravi e quindi potenzialmente vittime - precisa Ruscio -, in questo modo tutto potrà restare aperto». L’analisi restituisce una risposta: ecco perché la seconda ondata per ora è nettamente meno grave della prima. Quando è stato “scoperto” il virus in regione, la carica virale era ormai elevata e le persone contagiate si ammalavano in modo serio. Oggi no, perché l’azione di tracciamento e isolamento dei casi non permette al virus di replicarsi in modo massivo. E l’arrivo dei test salivari istantanei darà un’altra “botta” proprio alla carica virale.
IL CONFRONTO
Il parametro da tenere a mente non è quello dei contagi, perlomeno non in forma isolata. L’impatto della pandemia (oltre che la principale differenza tra il Covid e un’influenza) è dato dal rapporto tra i nuovi casi e i ricoveri. Dal 28 febbraio (giorno del primo caso rilevato in Fvg) al 31 marzo, a fronte di una progressione dei positivi, i pazienti ricoverati erano passati da zero a 236 e quelli in Terapia intensiva da zero a 60. Oggi, nello stesso intervallo temporale, si è passati da 14 ricoverati in Malattie infettive a fine agosto ai 18 attuali. Il picco, se così si può chiamare, è stato rappresentato da 23 ricoveri. Sono numeri dieci volte inferiori a quelli dell’inizio di primavera. In Terapia intensiva, invece, si è passati da due a sei casi. Si può dire che in questa fase, in Friuli Venezia Giulia si assista a un’oscillazione dei ricoveri, e non a un vero incremento. In primavera, invece, la tendenza era inarrestabile. E se il “segreto” è davvero la carica virale, come ritengono i massimi esperti regionali, la partita da vincere sarà quella di una rincorsa sempre più “felina” al virus, prima che si accumuli e ritrovi una capacità di far male che sembra lontana da quella che ha causato la più lunga “pausa” del mondo moderno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino