UDINE - Un centro per salvare i ragazzi allo sbando. Quelli che oggi bighellonano senza meta in città o che, peggio, restano fuori di casa per giorni o cercano lo sballo...
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IL PROGETTOCome spiega Manuela Celotti, referente dell'Osservatorio povertà e risorse dell'ente diocesano, l'idea era nata ben prima della tragedia che si è consumata in stazione. «Il progetto è nato da una riflessione che abbiamo fatto confrontandoci con i servizi sociali e al nostro interno con il gruppo di operatori che fa l'équipe di contatto. Nei vari monitoraggi sul territorio più volte viene rilevata la presenza di adolescenti o pre-adolescenti che passano le giornate in stazione e nelle zone limitrofe e a volte restano anche più giorni fuori casa. Il tema era proprio agganciarli». E offrire loro un'alternativa. «Ci sono esperienze positive, le Officine giovani (servizio ora sospeso ndr) erano un esempio, dove i ragazzi possono trascorrere il tempo in modo diverso. Ma per chi ha avuto la sfortuna di intraprendere un percorso di deriva sociale e si sta avvicinando al mondo della devianza e della marginalità non esistono veri e propri servizi. Anche gli assistenti sociali raccontano di una grandissima difficoltà ad agganciarli». Da qui l'idea di «potenziare l'esperienza dell'unità di strada in termini di aggancio degli adolescenti e dei preadolescenti a rischio nei luoghi in cui stanno quando non sono a casa o a scuola, per costruire un rapporto di fiducia e riuscire, nel tempo, a portarli a fare esperienze diverse».
IL CENTRODa qui l'idea del centro. «Stavamo pensando di valorizzare lo spazio di proprietà della Caritas in via Rivis: l'ipotesi è quella di creare dei laboratori innovativi destinati ai minori agganciati sul territorio, per creare dei percorsi positivi. Un progetto nuovo per rispondere ad un bisogno rilevato in città, a maggior ragione alla luce dei recenti fatti di cronaca, che hanno portato in evidenza un fenomeno che c'è da anni ma di solito resta sommerso». I primi fondi ci sono già: «Abbiamo chiesto un finanziamento anche alla Fondazione Friuli, che ci è stato riconosciuto e, per la parte a carico nostro, abbiamo presentato un progetto anche sull'8 per mille e stiamo aspettando l'esito. Abbiamo anche una lettera di adesione del distretto sanitario». I tempi? «Siamo già con i ferri in acqua. Partiremo nel 2019. Dobbiamo strutturare la parte dei laboratori e costruirla con il territorio. Abbiamo pensato ad un laboratorio di giochi di ruolo, che vanno molto fra i giovani, a una sala attrezzata per suonare, a una specie di fablab per mettere insieme competenze artigianali e informatiche, creando cose nuove: un'attività da piccolo inventore.E un laboratorio multimediale, per creare dei video». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino