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PADOVA - Dalle prime luci dell'alba oggi domenica 13 giugno, i primi fedeli erano già nel piazzale della basilica di Sant'Antonio, devoti provenienti da tutto il Veneto, e pure da altre regioni, in attesa dell'apertura delle porte (alle 5,30 e fino alle 22,30).
Ma già ieri, molti gruppi hanno voluto percorrere un itinerario penitenziale e devozionale per, e nel nome del Santo. Qualche esempio. Il più lontano, proveniente da Arsié (Belluno): una decina di persone, nottetempo, in auto fino a Camposampiero, poi a piedi al santuario padovano. Da Vigonovo e da Santa Maria di Sala (Venezia), una ventina di fedeli, sempre a piedi, come pure camminando, da Sant'Angelo di Piove di Sacco, erano una ventina; sessanta da Montegrotto-Mezzavia-Turri e una trentina da Campodarsego. Il massimo di presenze consentito all'interno della basilica si è registrato a tutte le messe della mattinata di ieri, con code formatesi sia al passaggio dietro la tomba del Taumaturgo, sia nella Cappella delle Reliquie. Con la conclusione della Tredicina, nel tardo pomeriggio di ieri, che ha visto la messa officiata dal vescovo emerito di Treviso padre Agostino Gardin.
I FESTEGGIAMENTI
La grande festa odierna, vede il ritorno nel santuario della reliquia di un osso dell'avambraccio sinistro di frate Antonio proveniente dalla basilica veneziana della Salute. Il patriarca Francesco Moraglia ha condotto un pellegrinaggio con la reliquia del Santo dalla Basilica della Salute alla Basilica del Santo di Padova, passando dagli ospedali toccati dal Covid: l’Angelo di Mestre e l’ospedale di Dolo. La messa delle 10 (quella per gli associati del Messaggero di Sant'Antonio) è stata officiata dal delegato pontificio Fabio Dal Cin, mentre quella di mezzogiorno dal vescovo di Padova Claudio Cipolla.
LA RIEVOCAZIONE
Seppur in forma ridotta e soltanto all'interno del santuario ieri sera c'è stata la rievocazione storica del pio Transito di frate Antonio sul carro trainato dai buoi nel percorso da Camposampiero alle porte della città. Prima all'Arcella, pur in assenza dei buoi, ma con il carro, i figuranti, e il finale dell'affascinante concerto di campane a festa che si è esteso gioiosamente a tutte le chiese cittadine. Poi, tanti fedeli fino al numero massimo consentito nel tempio, dove è seguita la liturgia officiata dal ministro provinciale dei frati minori conventuali padre Roberto Brandinelli, che nell'omelia si è richiamato alla condizione di pandemia in cui ci è dato vivere, sottolineando il clima di maggior fiducia caratterizzante però questo tempo.
L'OMELIA
«Proprio per questa maggiore fiducia che stiamo vivendo, quest'anno le celebrazioni antoniane hanno come comune denominatore due termini che invitano alla speranza e ci aiutano a guardare la vita di nuovo come un dono prezioso. I due termini sono rinascita' e resilienza'. Certo, molte cose sono cambiate e non torneremo mai più alla vita che abbiamo vissuto fino al febbraio 2020. Però stiamo sperimentando una ripresa, l'inizio di un percorso nuovo». Riferendosi quindi alla vicenda del Taumaturgo, padre Brandinelli, ha aggiunto: «Come può frate Antonio, sfinito e morente qui all'Arcella, aiutarci in tutto questo? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che il Signore fin da subito ha iniziato ad operare - suo tramite - tantissimi miracoli che hanno alleviato il dolore di tante persone».
Sempre restando in questo argomento, e al Transito del Taumaturgo, ha ricordato infine che «la vita non è tutta qui su questa terra. Anzi, questa è soltanto un piccolo assaggio, l'inizio della vita vera, quella che comincerà anche per noi quando potremo esclamare, come fece sant'Antonio quella sera qui all'Arcella: Vedo il mio Signore'!».
Il Gazzettino