Overdose di eroina: salvato, pesta i suoi salvatori e fugge con l'ago nel braccio

Un altro caso di overdose in via Piave a Mestre. E stavolta il "salvato" pesta i sanitari....
MESTRE - Ancora una overdose da eroina in città. Ancora un giovane salvato in extremis grazie all'intervento dei sanitari del Suem. Con questi ultimi che, come...

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MESTRE - Ancora una overdose da eroina in città. Ancora un giovane salvato in extremis grazie all'intervento dei sanitari del Suem. Con questi ultimi che, come ringraziamento, vengono aggrediti dal redivivo. Già succede anche questo. Scenario dell'ennesima tragedia sfiorata, via Piave a Mestre. La strada, o meglio il quartiere in cui la guerra contro lo spaccio sembra nona vera mai fine, nonostante le ripetute indagini e le conseguenti retate di polizia e carabinieri.


L'allarme scatta alle 7 di sabato mattina, 4 gennaio. A telefonare al 118 è un passante che vede un ragazzo di colore steso a terra privo di sensi sul marciapiedi in corrispondenza della gioielleria Leonardo. La posizione è talmente innaturale che teme il peggio. I soccorsi sono immediati. Sul posto giunge un'ambulanza e il personale capisce subito di cosa si tratta. Non c'è tempo da perdere. Il soggetto va trattato al più presto con il naloxone. Si tratta del principio attivo del farmaco messo in commercio - il più noto è il Narcan anche se l'azienda che lo produce è ormai chiusa - in grado di ridurre gli effetti provocati dall'abuso di eroina, primo fra tutti la crisi respiratoria che spesso purtroppo provoca il decesso. L'iniezione della fiala va a buon fine e l'assuntore si riprende.

Ma quando riacquista piena consapevolezza invece di ringraziare i suoi angeli li aggredisce e non solo verbalmente: calci, pugni e spintoni. I paramedici si vedono costretti a chiedere l'intervento del 113, perché l'individuo è oltremodo violento. All'arrivo della Volante, lo sconosciuto si è già allontanato senza preoccuparsi del fatto di aver ancora l'ago cannula, ovvero il catetere venoso periferico utilizzato per la somministrazione endovenosa del Narcan, infilato nel braccio. Verrà identificato più tardi, protagonista di un altro episodio di aggressività molesta nei pressi della mensa di via Querini, un paio d'ore dopo: è un trentenne nato in Italia ma di origini nordafricane.


A segnalare la sua presenza sono alcuni residenti attirati alle finestre da qualcuno che urla e bestemmia in maniera rabbiosa. La sensazione è che quel ragazzo in mezzo alla strada vestito con indumenti leggeri sia sovraeccitato per l'assunzione di sostanze stupefacenti. Con ogni probabilità l'esser scampato alla morte poco prima non gli ha insegnato nulla. Forse perché non è più in grado di distinguere il vero dal falso.
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Il Gazzettino