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TREVISO - Da quando la prima ruota tocca terra a quando si stacca per un nuovo volo, non devono passare più di 25 minuti. In questo arco di tempo l'aereo va ripulito e rifornito, i bagagli scaricati e caricati e così i passeggeri. Ovvio: se ci sono controlli da fare o sospetto di guasti, il cronoprogramma va a farsi benedire. Ma, nella normalità, questo è il ritmo che tiene una compagnia low cost come Ryanair e a questo ritmo si deve adeguare un aeroporto che la ospita, come il Canova. Federico Scanferlini, direttore del Canova, racconta con grande passione ed entusiasmo come si muove la complessa macchina dello scalo trevigiano. Ogni cosa ha il suo ritmo, il suo codice. Anche se non sembra, nulla è lasciato al caso: velocità e precisione sono fondamentali. Lo spiega al gruppo di trevigiani, una quarantina di persone, che ha aderito a Open Factory, l'iniziativa organizzata da Italy Post insieme a Touring Club Italiano con l'obiettivo di diffondere la cultura industriale e manifatturiera del nostro paese. Per loro si è trattato di un viaggio dietro le quinte di uno scalo in una qualsiasi giornata di lavoro.
I DATI
L'aeroporto Canova sta, un po' alla volta, raggiungendo i livelli di pre-pandemia.
CURIOSITÀ
Uno dei cuori nevralgici del Canova è rappresentato dai controlli di sicurezza che precedono l'imbarco. E anche in un aeroporto trafficato ma di media grandezza come quello trevigiano, gli addetti devono fare fronte a diverse situazioni particolari. Negli ultimi mesi è capitato che, passando uno zainetto allo scanner, un addetto abbia trovato dei bossoli e delle pallottole sparse tra i vestiti. A un rapido controllo, eseguito non senza una certa apprensione, è stato tutto chiarito: si trattava del bagaglio di un cacciatore distratto che aveva dimenticato di lasciare a casa una parte della sua attrezzatura. Una distrazione che stava per costare un allarme terrorismo in piena regola.
P. Cal.
Il Gazzettino