Rubens, il giallo del quadro comprato, rotto e poi sparito

Rubens, il giallo del quadro comprato, rotto e poi sparito
TREVISO - Questa storia ha tutti gli ingredienti del giallo. Un debito ingente, un quadro famoso, una banca svizzera. Ma anche un'autenticità controversa, una tela...

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TREVISO - Questa storia ha tutti gli ingredienti del giallo. Un debito ingente, un quadro famoso, una banca svizzera. Ma anche un'autenticità controversa, una tela scomparsa, un contenzioso infinito. A raccontarla non sono però i capitoli di un romanzo, bensì le tredici pagine della sentenza con cui la Cassazione ha disposto che la Corte d'Appello torni ad esaminare il caso che, ormai da quasi trent'anni, vede fronteggiarsi due trevigiani appassionati di antiquariato.


LA VICENDA
Era il 1990, quando Danillo Durante cominciò a vantare un credito di 570 milioni di lire nei confronti dell'antiquario Erminio Rocca, tanto che nel 1992 venne emesso un decreto ingiuntivo e scattò una procedura esecutiva immobiliare. I due però cercarono un accordo e il 1° luglio di quell'anno stipularono una promessa di vendita, in base a cui Durante avrebbe ritirato le sue azioni giudiziarie, in cambio di metà della proprietà di un dipinto di Pieter Paul Rubens: Il serpente di bronzo (in una versione simile a quella tuttora esposta alla National Gallery di Londra), depositato da Rocca in una cassetta di sicurezza di Zurigo, per un valore di circa 850 milioni. Siccome questo importo era superiore a quello della cifra contesa, Durante versò a Rocca 295 milioni di differenza, più altri 10 ad un esperto di Rubens incaricato di esporre l'opera in una mostra, nonché altre somme per le spese di custodia all'istituto di credito, i premi assicurativi, i costi di una expertise, il conto di un restauro. Ma proprio quell'intervento andò male: il dipinto fu gravemente tagliato, rotto, danneggiato...
 
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Il Gazzettino