Luisa Casati Stampa, femme fatale e grande protagonista della Belle epoque, icona dell'indipendenza femminile, musa ispiratrice dei più grandi artisti della sua epoca,...
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Jean Cocteau la definì “il più bel serpente del paradiso terrestre“. Per Gabriele D’Annunzio, con cui ebbe una importante relazione, era semplicemente “la Divina Marchesa”. Fra i tanti che se ne innamorarono, Filippo Tommaso Marinetti, Fortunato Depero, Giacomo Balla e Man Ray. Luisa Casati poteva solo scegliere di stare in una città che si sposasse perfettamente con il suo stile e il suo modo di vivere, e scelse Venezia.
Nel 1910 acquistò Ca' Venier dei Leoni, allora abbandonata (che diventerà qualche decennio più tardi dimora di Peggy Guggenheim), e ne fece la sua residenza fino al 1924 lasciando scorrazzare in giardino corvi albini, levrieri, pavoni e ghepardi. Certo, non tutti in città erano pronti alle sue intemerate, come quando riservò l’intera Piazza San Marco per una festa che durò una notte intera; la si poteva facilmente incontrare mentre passeggiava nuda, coperta solamente da un mantello di pelliccia e tenendo a guinzaglio un paio di ghepardi, mentre il servitore d’ordinanza reggeva una torcia in modo che i passanti l'ammirassero. Ma i tempi erano quelli che erano, e lei era quello che era. Colta, bella, ironica, affascinante, eccentrica, bramosa, stravagante, intelligente, corteggiatissima, Luisa Adele Rosa Maria Amman era nata a Milano il 23 gennaio 1881.
Il padre, il conte Alberto Amman, discendente di una famiglia austriaca di origine ebraica, era un imprenditore tessile e Luisa, con la sorella maggiore Francesca, crebbe in un ambiente culturalmente vivace, aiutata anche dalla visione cosmopolita della madre, Lucia Bressi. Tra il 1894 e il 1896 le due sorelle si ritrovarono però improvvisamente orfane: due adolescenti con un patrimonio immenso. Alta, snella, con due bellissimi occhi verdi, nel 1900 Luisa sposò il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. Ma il matrimonio non faceva per lei e nemmeno la nascita dell'unica figlia Cristina stemperò le sue pulsioni di indipendenza, che portarono al divorzio diversi anni più tardi, nel 1924. Nel frattempo la Divina Marchesa non si era fatta mancare il pubblico ludibrio, ovviamente: l'incontro con Gabriele D'Annunzio fu scandaloso e liberatorio, fatto di passione e compenetrazione allo stato puro. Un amore libero da inutili promesse di eternità, dal quale presero il meglio l’uno dall’altra. Luisa Casati Stampa ne ricavò energie nuove e inaspettate; il suo corpo concepito come un'opera d'arte, i capelli corti color rosso elettrico, gli occhi bistrati di nero, divenne modello per un numero impressionante di artisti. Solo tra gli italiani vi furono Alberto Martini, Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Giovanni Boldini, che la ritrasse in dipinti divenuti celebri.
La ditta tedesca Lotte Pritzel fabbricò bambole con le sue fattezze.
Il Gazzettino