Venezia, fuochi d'artificio della notte del Redentore. Arrivano dalla Parente Fireworks di Melara Foto Video

VENEZIA - È da mercoledì che Antonio Parente, 45 anni, ultimo erede assieme ai due fratelli, della Parente Fireworks di Melara (Rovigo), estrema punta polesana del...

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VENEZIA - È da mercoledì che Antonio Parente, 45 anni, ultimo erede assieme ai due fratelli, della Parente Fireworks di Melara (Rovigo), estrema punta polesana del Veneto al confine con il Mantovano, 115 anni di storia di arte pirotecnica, è su una banchina non distante dall'Arsenale di Venezia. Lui e i suoi dipendenti stanno sistemando gli ultimi dettagli e assemblando le chiatte che oggi pomeriggio navigheranno fino al Bacino di San Marco dove, alle 23.30, per circa quaranta minuti («la tradizione vuole che si sfori la mezzanotte», dice) i suoi fuochi d'artificio illumineranno il cielo di Venezia nella notte Famosissima del Redentore.


Parente, è la vostra partecipazione al Redentore numero...
(Ride) «Non lo so... noi partecipiamo a un bando pubblico e il fatto di vincerlo ci riempie d'orgoglio. È dal 2008 che ci siamo sempre noi e, da veneti, esserci è una cosa alla quale teniamo».


Come si organizza uno spettacolo pirotecnico a Venezia?
«Tutti gli spettacoli sono creati su misura in base alla location. A Venezia serve rispettare certi limiti di impatto acustico, i calibri per le gittate rispettando tutti i requisiti per la sicurezza. È un allestimento difficile perché tutto viene montato su piattaforme in un posto lontano da dove si svolge lo spettacolo. Le chiatte poi vengono portate in Bacino dove avviene l'ancoraggio per lo spettacolo. Tutto viene posizionato con un gps, ci abbiamo lavorato per anni e abbiamo una squadra di ormeggiatori e professionisti per i pontoni».


Cosa c'è dietro ai foghi?
«Un mese di lavoro intenso tra organizzarlo, metterlo in opera e fabbricare il materiale».


Da direttore artistico la sua sfida è non ripetersi mai.
«L'idea è trovare innovazione e combinazioni di colori nuove, migliorare ciò che l'anno prima non era perfetto».


La difficoltà dello spettacolo?
«La durata e l'assenza della colonna sonora. Bisogna giocare tra i ritmi in modo da dare la giusta enfasi: per farlo puntiamo su colori ed emozioni».


Quali?
«Si cerca di dare un messaggio, di abbinarci i colori di Venezia e della bandiera, il rosso e l'oro. Ultimamente abbiamo creato delle scritte (Venezia, nel 2019, ndr) o dei cuori e penso che li ripeteremo quest'anno. Essendo sull'acqua tutto deve essere pensato per colori che riflettono di più: sono tecnicismi che sappiamo e conosciamo. Quando in azienda facciamo le prove per i nuovi colori, vediamo subito qual è perfetto per Venezia».


Cosa aspettarci stasera?
«Un tricolore iniziale, un accenno ai colori della bandiera veneta. In più un riferimento alla situazione mondiale. La parte centrale sarà variopinta con colori oro, turchese e rosa e la parte finale l'abbiamo condensata con colori statici e luccicanti: soprattutto oro e argento aumentando il ritmo».


Qualche numero?
«Oltre 6.500 artifici per un totale di oltre 2.500 chili di materiale esplodente su un fronte di fuoco di 400 metri».


Lei dove sarà?
«In una cabina di regia temporanea in un attracco dalle parti delle Zitelle: è tutto radiocomandato e un punto ottimo per controllare spari e sicurezza».


Impossibile una prova generale, come si fa a non sbagliare?
«È una visione che un direttore artistico pirotecnico ha nella testa e sa come risulta in cielo. Ma ci sono software che danno dei render visivi e video come possono apparire».


Dica la verità, quando passa a San Marco da visitatore, si ferma a guardare il bacino e cosa pensa?
«Mi immagino cosa fare anche se pensare il Redentore non si può spiegare».


È la notte Famosissima: un suo sogno da direttore artistico.
«Fare, prima o poi, una sagoma della bandiera o del leone».


 

 

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Il Gazzettino