UDINE - Alla fiera del lavoro di sabato scorso organizzata dall'ateneo friulano, al Teatro Nuovo di Udine, era pronta per loro, con in mano una laurea e il reddito di...
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IL DATONon bastasse, «abbiamo fatto delle interviste a campione. Tre su cinque non avevano neppure il curriculum. Il che vuol dire il 70 per cento». E questo, visto che si trattava del «primo tentativo formale in regione di cercare di trovare un'occupazione ai laureati che percepiscono il reddito di cittadinanza», non è certo un bel segnale. La formalità non deriva solo dal fatto che ad organizzare la Fiera fosse l'ateneo, ma dalle istituzioni coinvolte nella chiamata dei beneficiari del reddito di cittadinanza. All'appello di Alig, infatti, hanno risposto sia la Regione, che attraverso i suoi servizi pubblici per il lavoro ha invitato i 251 detentori del bonus (e di una laurea) all'evento («Gli uffici regionali li hanno chiamati uno ad uno»), sia l'Inps Fvg, che ha «pubblicato sul suo sito una segnalazione» dell'iniziativa, che ha visto anche un talk show con Anna Mareschi Danieli (Confindustria Udine), Antonio Volpin (McKinsey), Giovanni Tavaglione (coach del campione Giorgio Petrosyan) e Alberto Felice De Toni (presidente Crui ed ex rettore). Insomma, secondo Sartor, «più di così non si poteva fare.
LA RIFLESSIONEAmara la sua conclusione. «Ritengo che i doveri e i diritti di quanti percepiscono il reddito di cittadinanza vadano bilanciati. Non contesto i loro diritti, ma ritengo che queste persone dovrebbero perdere questi diritti se non si impegnano a trovare lavoro. Quanto successo sabato per me è incomprensibile e inammissibile». Dovrebbero perdere il contributo, a suo parere? «Dovrebbero almeno giustificare per motivi seri l'assenza». In un momento di crisi, un posto di lavoro non è uno scherzo. «Le 460 posizioni offerte alla fiera erano per laureati in ogni disciplina. Ad esempio 27 aziende su 70 cercavano anche laureati in discipline umanistiche», rammenta Sartor.
Camilla De Mori
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Il Gazzettino