Ex recluse trans portano il teatro dietro le sbarre di Baldenich

I componenti della neonata compagnia teatrale
Teatro e recitazione, dietro le sbarre di Baldenich. Nella sezione transessuale del carcere cittadino prende forma un progetto sperimentale, il primo in Italia. L’istituto...

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Teatro e recitazione, dietro le sbarre di Baldenich. Nella sezione transessuale del carcere cittadino prende forma un progetto sperimentale, il primo in Italia. L’istituto penitenziario collaborerà con il carcere di Rebibbia per portare in scena, entro la fine dell’anno, le storie di sette detenute. Sarà un raccontarsi senza svelarsi troppo, un atto liberatorio che porterà una ventata di arte e di novità nella struttura.  Il tutto è nato da un laboratorio di scrittura creativa e di autonarrazione coordinato dall’associazione bellunese Jabar, si è sviluppato in collaborazione con l’educatore Antonio Turco e con la sua collaboratrice Tamara Boccia, entrambi attivi da anni a Rebibbia, e verrà sostenuto dal Csv Belluno e dall’Aics nazionale a livello economico. Si partirà dalla scrittura, in cui le sette detenute trans di Baldenich potranno aprirsi e raccontarsi. Se tutto andrà bene, le storie condivise o inventate nel corso delle lezioni diventeranno il copione di uno spettacolo teatrale totalmente nuovo nel suo genere, scritto e messo in scena dalle detenute stesse, che si potrà vedere a partire dall’inverno.

Il progetto è ambizioso ed è nato da una riflessione tra Jabar, impegnata da anni a favore delle persone recluse ed ex recluse del carcere di Belluno e Antonio Turco, attore, autore e funzionario pedagogico dell’amministrazione penitenziaria di Rebibbia, già ospite del capoluogo dolomitico e della sezione Aics provinciale con lo spettacolo “Il Corno di Olifante” della sua compagnia Teatro Stabile Assai, la prima a nascere dietro le sbarre. Dallo scambio di idee e di progetti è nata la volontà di avviare l’iniziativa teatrale, già provata nella Capitale, anche nella sezione bellunese delle transessuali, una delle cinque presenti nelle strutture penitenziarie italiane; un proposta sperimentale, con cui rendere la scrittura e la recitazione forme di narrazione, espressione e in un certo senso liberazione. Il percorso è stato inaugurato la scorsa settimana ed è stato accolto con entusiasmo dalle detenute presenti. Il percorso sarà portato avanti dalle operatrici bellunesi e seguito a distanza da Roma: culminerà nella realizzazione di uno spettacolo teatrale che andrà in scena con tutta probabilità a dicembre e creerà una sorta di ponte tra i due percorsi teatrali, nell’ottica di scambiare in futuro non soltanto le carte, ma anche le persone. Insomma, non solo un gemellaggio tra un carcere molto grande e strategico e uno più piccolo e periferico, ma anche un progetto pilota a livello nazionale da cui potrebbero prendere spunto altri penitenziari. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino