App e banca dati. «Noi, allevatori 4.0: così tuteliamo le razze autoctone»

Allevatori 4.0 per tutelare le razze autoctone
PEDAVENA - Il progetto “Sheep al.l. chain”, per il miglioramento della competitività degli allevamenti delle razze ovine autoctone a limitata diffusione (pecora...

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PEDAVENA - Il progetto “Sheep al.l. chain”, per il miglioramento della competitività degli allevamenti delle razze ovine autoctone a limitata diffusione (pecora di razza Alpagota e pecora di razza Lamon), ha raggiunto il traguardo finale. Ieri alla Birreria Pedavena, nella saletta della Sala Elefanti, la presentazione dei risultati dell’iniziativa, finanziata nell’ambito del PSL Gal Prealpi e Dolomiti 2014-2020, conclusa a giugno. È nato così l’allevamento delle razze autoctone di Alpago e Lamon 4.0. Con la fruizione informatizzata dei dati genealogici di razza tra allevatori ed enti istituzionali e tra gli stessi allevatori è stata creata una banca dati. Una catena “chain” che coinvolge tutti nel processo di valorizzazione. Gli allevatori hanno ora a disposizione anche un’App, applicazione realizzata dall’Università di Padova Dafnae. Gli studi scientifici sono durati 24 mesi, con professori e studiosi dell’Ateneo patavino. L’iniziativa è stata finanziata dal “Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali anni 2018-2020”, con un contributo di 195mila 982,51 euro. Organismo responsabile è il Centro consorzi. 



L’INCONTRO
Ha infatti aperto la giornata di ieri Antonella Tormen, del Centro Consorzi di Sedico che, con soddisfazione, ha visto il crescere degli studi scientifici in una agricoltura con i relativi allevamenti che non si possono fare più come una volta per tradizione scientifica tramandata. Non si può prescindere ormai anche da una tecnologia, che è cambiata così rapidamente. Alla fine la digitalizzazione ha coinvolto pure gli allevamenti e con il progetto “Sheep al.l. chain” ha preso di mira gli allevamenti della razza di pecore Alpagota e di quella Lamon. Quindi siamo di fronte ad un cambio epocale anche per la montagna ed i pascoli alpini e i prati di valle. Qualcosa era stato preannunciato con la coltivazione del fagiolo Lamon IGP: si era compreso che i tempi stavano cambiando con le scuole fatte periodicamente in Unione Montana Feltrina con professori ed esperti di Università venete. La comunità di Lamon per questo è stata, col suo fagiolo e la pecora di razza autoctona, antesignana. 

LA TUTELA
Si è partiti col progetto per le due razze di pecore bellunesi con l’obiettivo di miglioramento della competitività degli allevamenti ovini autoctoni, puntando anche alla gestione aziendale e incoraggiando la ristrutturazione aziendale. Il progetto, che è passato attraverso un software (più app), intende supportare gli allevatori nella gestione produttiva delle razze ovine a limitata diffusione al fine di consentire la conservazione e l’utilizzo sostenibile della loro variabilità genetica. Caratterizzare su base geografica gli allevamenti delle razze ovine autoctone, individuando indicatori di valore aggiunto socioculturale e ambientale per una valorizzazione economica delle produzioni collegate, soprattutto in termini di tracciabilità delle produzioni.

IL TESORO

Delle oltre dieci razze ovine censite sul territorio veneto nel secondo dopoguerra, solo 4 sono sopravvissute e dispongono del Registro Anagrafico: tra queste quella Alpagota e di Lamon (le altre sono Brogna e Vicentina o di Foza). Ma è un tesoro da tutelare, perché sempre a rischio. Basti pensare che gli allevatori di pecore alpagote sono una quarantina con circa 2mila 400 capi, distribuiti prevalentemente in Alpago. Quelli della “fea de Lamon” sono una quindicina con circa 230 capi di razza pura locale. Gli studiosi hanno affrontato varie problematiche scientifiche: la biologia, l’incidenza del territorio, dell’alimentazione, il prodotto esternabile verso il consumatore finale attraverso l’impiego di moderne forme di comunicazione anche via web. Insomma l’obiettivo del progetto Sheep Al.L. Chain è stato anche quello di arrivare ad una catena di collegamenti tra tutti i soggetti coinvolti nel processo di valorizzazione, oltre a un “data base” a supporto dei piani di accoppiamento per una pecora pura, migliore e vantaggiosa.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino