Inchiesta Mose, nelle casse dello Stato sono già rientrati 44 milioni

VENEZIA - Quarantaquattro milioni di euro già recuperati ed entrati nelle casse dello Stato. È il bilancio, non ancora definitivo, delle indagini sul...

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VENEZIA - Quarantaquattro milioni di euro già recuperati ed entrati nelle casse dello Stato. È il bilancio, non ancora definitivo, delle indagini sul cosiddetto scandalo Mose, iniziate nel 2010 con una serie di accertamenti fiscali, riguardanti le principali aziende del Consorzio Venezia Nuova, e poi concretizzatasi sul fronte penale con una serie di arresti per false fatturazioni nel 2013 e con una maxi - ordinanza di custodia cautelare per corruzione e finanziamento illecito nell'estate del 2014.


Da allora una trentina di imputati hanno patteggiato, subendo la confisca complessiva di circa 8 milioni di euro, mentre sul fronte fiscale le verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza si sono concluse con contestazioni di violazioni fiscali milionarie, di fronte alle quali in molti hanno scelto la strada dell'accordo con l'Agenzia delle entrate, accettando di versare subito ingenti somme di denaro, in cambio di uno sconto, come previsto dalla legge.
Ma la partita non è ancora chiusa: i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini hanno chiesto di processare anche le società i cui vertici sono rimasti implicati in fatti di corruzione, ai sensi della legge 231, quella che ha introdotto la responsabilità penale delle aziende per i comportamenti illeciti dei suoi amministratori. La Procura ha chiesto e ottenuto sequestri per poco meno di 8 milioni ed è probabile che molte delle società decidano di patteggiare, versando altri milioni allo Stato per definire i conti con la giustizia. 
 
Infine vi sono i procedimenti aperti di fronte alla Corte dei conti, che sta procedendo nei confronti dei principali protagonisti dello scandalo Mose, chiedendo loro di risarcire il grave danno all'immagine provocato allo Stato italiano a causa del sistema corruttivo proseguito per anni attorno al progetto delle opere di salvaguardia di Venezia. L'ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, è stato già condannato in primo grado a risarcire 5.8 milioni; l'ex presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta, dovrà risarcire 2.7 milioni e altri procedimenti sono in corso o in attesa di sentenza.


Dopo la requisitoria di giovedì, il processo penale a carico degli ultimi 8 imputati, tra cui l'ex ministro Altero Matteoli e l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, proseguirà il 13 luglio con le richieste di risarcimento formulate dalle parti civili, Regione, Comune e Città metropolitana: se il Tribunale lo dovesse accordare, il risarcimento dovrà essere pagato dai condannati anche nel caso in cui la sentenza di primo grado dovesse poi finire in prescrizione. La pena effettiva, insomma, potrebbe essere quella economica.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino