​Preghiera anti-autonomia. La Diocesi chiude il caso: «Usato termine sbagliato»

Preghiera anti-autonomia
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TREVISO - «Nessun intento polemico o di contrapposizione alle istanze di autonomia. Una preghiera non è una presa di posizione politica». Ma anche: «Nella formulazione del concetto è sbagliata la scelta del termine autonomismo». Che tradotto suona molto come un ci siamo sbagliati. Dopo due giorni di silenzio nella speranza che la buriana passasse, la Diocesi di Treviso ha deciso di uscire allo scoperto e di mettere fine al polverone sollevato dal foglietto della preghiera per i fedeli diffuso, e letto, domenica durante la messa nelle parrocchie trevigiane.

Poche righe inserite tra le preghiere da recitare assieme al sacerdote - I popoli della terra non cedano alla tentazione dell'autonomismo e dei piccoli interessi locali, ma sappiano rimanere in dialogo tra loro - ma capaci di scatenare la reazione della Lega, sempre molto sensibile quando si accenna all'autonomia. A Treviso è subito saltato sulle barricate il capogruppo Riccardo Barbisan. Ma poi si è mossso anche il governatore Luca Zaia. Quel riferimento all'autonomismo, descritto come una tentazione a cui non bisogna cedere, lo ha fatto infuriare. Con toni pacati ma fermi ha prima parlato di un'offesa alla comunità veneta che si è massicciamente espressa a favore dell'autonomia. Poi ha chiesto un chiarimento al vescovo di Treviso Michele Tomasi. Sul caso si è fatto sentire anche il Pd regionale, prendendo le difese della Chiesa. I consiglieri del gruppo regionale Dem hanno bacchettato il Carroccio: «Il richiamo fatto dai vescovi sul fatto che l'autonomia non debba portare a derive egoistiche, facendo prevalere i piccoli interessi locali, è comprensibile e condivisibile. Ai colleghi leghisti diciamo di leggere le frasi nella loro interezza e a contestualizzarle, anziché attaccare a testa bassa, parlando di indebite ingerenze». Ma ci ha pensato la Diocesi a mettere la parola fine alle polemiche.


LA SPIEGAZIONE

Il vicario generale Giuliano Brugnotto ha diffuso una nota per placare le acque e fugare i dubbi: la preghiera, quella preghiera, non c'entra niente con la politica. «In merito al dibattito apparso in questi giorni sui media locali a proposito di una delle preghiere dei fedeli letta domenica scorsa nelle chiese della diocesi di Treviso - interviene il vicario - nella formulazione del concetto è sbagliata la scelta del termine autonomismo. La volontà era quella di invitare i popoli a sfuggire le chiusure particolariste e a ricercare invece il dialogo che costruisce percorsi di pace e di giustizia». Insomma: un errore. Commesso, assicura il vicario, da un'anonima mano, mossa non da intenti politici ma un po' frettolosa nello sfogliare il vocabolario alla ricerca delle parole giuste. Brugnotto tenta anche di ridimensionare tutto l'episodio: «Il foglietto della messa - chiarisce - è un sussidio per la preghiera delle comunità, un aiuto a formulare la preghiera domenicale al Signore, e con questo intento è prodotto e distribuito».


SCONCERTO

Brugnotto però non nasconde anche una certa disapprovazione per il tanto clamore sollevato da una semplice preghiera, magari scritta male, ma che sempre una preghiera resta: «È con sorpresa e dispiacere che tante persone hanno letto attribuite alla nostra Chiesa posizioni non corrispondenti alla realtà della nostra storia e delle dichiarazioni del Vescovo stesso su questi temi. La Chiesa non suggerisce modelli politici e di governo, o le modalità con cui realizzare il Bene comune. La Dottrina sociale della Chiesa, inoltre, riconosce il valore di un'autonomia solidale, ispirata al principio di sussidiarietà e orientata al Bene comune. E così il magistero di papa Francesco il quale, in particolare nell'enciclica Fratelli tutti, ci ricorda che la fraternità universale e l'amicizia sociale all'interno della propria comunità, del proprio Paese, di ogni società, sono due poli inseparabili». Segue poi una lunga citazione dell'enciclica di Papa Francesco. Su questi concetti la Diocesi trevigiana spera di chiudere definitivamente un capitolo che ha creato più di qualche imbarazzo.

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Il Gazzettino