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POSSAGNO - Il piccolo Angelo ha due anni, non vuole vedere i cartoni animati ma piange se mamma e papà gli mettono la fanfara alpina. Potere del dna: il bisnonno, Angelo anche lui, di anni ne compie cento. E sulle penne nere ha molto da raccontare. Una linea spirituale, due cappelli, un cuore che batte all’unisono. All’Adunata triveneta di Asiago domenica c’erano entrambi. Tutti e due non fermissimi sulle proprie gambe, tutti e due con un sorriso enorme. Il Vecio e il Bocia. Vedi alla voce fameja alpina.
IL DESTINO
Il bisnonno Angelo, contadino di Possagno arruolato nel 7. Alpini Battaglioni Cadore e Belluno nel 1942, era destinato al fronte peggiore, quello da cui pochi fecero ritorno: la Russia. Per uno strano incastro del destino dopo un mese di attesa a Belluno viene mandato sul fronte occidentale, in Francia. Tre giorni dopo la sua partenza arriva l’ordine di muoversi verso San Pietroburgo ma lui è già lontano. Sarà, con buona probabilità la sua salvezza. Nel settembre del 1943 dopo l’armistizio si mette in cammino. Torna a casa a piedi, si sposa, mette al mondo cinque figli. E porta addosso l’orgoglio della penna nera. «Non è mai esibito però -spiega il nipote Marco Pupetti, capogruppo di Fietta del Grappa- nel dopoguerra mio nonno lavora, prima come contadino, poi alla Fornace, non è un assiduo delle Adunate ma il suo cuore batte sempre per gli alpini». Quando oggi vede il suo presidente, il compaesano Sebastiano Favero, si mette ancora sull’attenti nonostante la postura non sia più quella di un tempo. «Per quella generazione il presidente dell’Ana è come il dottore o il sindaco, o il parroco. Incute un rispetto fortissimo».
PANE E ANA
Dopo gli anni Ottanta, con la pensione, Angelo senior diventa una piccola celebrità: è uno degli ultimi reduci della 2.
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Il Gazzettino