PORDENONE - Non solo Hiv ed epatite. Ma anche sifilide, herpes genitale, clamidia e papilloma virus. Aumentano, nella Destra Tagliamento, i casi di infezione da malattie...
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I NUMERI
Negli ultimi tempi si è verificato un aumento esponenziale, soprattutto nella fascia compresa tra i 15 e i 35 anni, di infezioni sessualmente trasmesse. Statisticamente parlando, tra eterosessuali (uomini e donne) l’incidenza è praticamente la stessa. Ma i contagi avvengono soprattutto tra gli uomini (omosessuali) dai 35 ai 50 anni. «Questi - allarga le braccia Crapis - sono i risultati di un’accentuata promiscuità sessuale. Ma anche di un turismo sessuale sempre più diffuso. E ad essere colpiti, specie da sifilide ed herpes, sono persone anche di 60 e 70 anni». Alcune infezioni sono curabili – sifilide, herpes e clamidia – ma se trascurate possono portare a complicazioni importanti. Come, per esempio, il cancro. E’ il caso del tumore alla cervice uterina causato dall’Hpv (papilloma virus), per il quale da luglio cambierà lo screening: si andrà infatti ad individuare il dna del virus. Altre - come l’Hiv - sono curabili ma non guaribili. «Purtroppo – evidenzia l’infettivologo – ci troviamo sempre più spesso di fronte ad abitudini sessuali sbagliate. Si tende a sottovalutare non solo il contagio, ma anche la gravità delle malattie». A questo punto appare sempre più importante focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, spesso poco o male informata nonostante la quantità di notizie a disposizione.
LA CONOSCENZA
«Ho l’impressione che ci sia ancora poca informazione su come prevenire le infezioni - sottolinea Crapis - e ciò vale sia per i più giovani che per gli adulti, uomini e donne. A volte l’informazione è troppo poco esplicita. Ad esempio, non si riesce a fare passare il messaggio che basta anche un unico rapporto sessuale non protetto per trasmettere le infezioni». Lo stesso vale per i sistemi di prevenzione: «Del preservativo - ad esempio - si parla, ma sempre con molta difficoltà». In caso di dubbio, l’invito è ad affrontare comunque la situazione: «Queste sono infezioni - conclude Crapis - che nella stragrande maggioranza dei casi si possono diagnosticare bene, perché abbiamo test di laboratorio molto avanzati e precisi. Inoltre, specialmente negli ultimi anni, anche al Santa Maria degli Angeli si è diffusa una proficua collaborazione tra professionisti, ginecologi da una parte e infettivologi dall’altra, in quanto a scambio di informazioni e pareri relativi ai pazienti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino