Presa la banda dei ladri nelle case. Si erano conosciuti in carcere

Una parte della refertiva recuperata
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PORDENONE - Da un’amicizia nata in carcere si è formata un’insolita banda guidata da un 22enne di origine sinti. A completarla c’erano due ex compagni di cella 56 e 67 anni che si erano prestati a ricettare attrezzi e utensili che il giovane rubava in garage e aziende. A interrompere l’attività del gruppo sono stati i carabinieri della stazione di Azzano Decimo, coordinati dal sostituto procuratore Carmelo Barbaro. M.L., 22 anni, residente a Castions di Strada, ma domiciliato ad Azzano, è stato denunciato per furto aggravato e ricettazione. A.M., 56enne di Pravisdomini e L.D., 67 anni, residente a Porcia, sono stati indagati per aver ricettato la refurtiva.  Tutto nasce dal furto patito a giugno da una poliziotta della Questura di Pordenone. Aveva lasciato il borsone della palestra nell’auto parcheggiata davanti al cimitero di Bannia. Quando è tornata alla macchina, ha scoperto che un finestrin era stato rotto e la borsa rubata. L’impianto di videosorveglianza del Comune di Fiume Veneto aveva filmato la fuga del ladro a bordo di uno scooter rosso che, dalla piazza di Budoia, si allontanava verso San Vito. Purtroppo le immagini mostravano soltanto tre numeri di targa. Lo scooter è stato però intercettato visionando le telecamere del Comune di Azzano. È così che ha preso il via l’operazione “Sottobosco”.

L’impianto di videosorveglianza del Comune di Fiume Veneto aveva ripreso l’accaduto e dall’analisi delle immagini i Carabinieri avevano ricostruito che il sospettato, a bordo di un ciclomotore di colore rosso, partendo dalla piazza della frazione di Bannia, si era diretto verso il Comune di San Vito al Tagliamento. È scandagliando le telecamere di Azzano, che i militari hanno individuato lo scooter. Caso risolto? No. Perchè la targa risultava intestata a un pregiudicato della provincia di Udine morto nel 2012. 
Le stesse telecamere hanno permesso di seguire gli spostamenti dello scooter: andava sempre verso la stessa direzione. I carabinieri hanno ritrovato il ciclomotore, un modello Malaguti, parcheggiato sotto una palazzina e riparato da una coperta. La presenza dei carabinieri non è passata inosservata e M.L., insospettito, si è liberato della targa e dello scooter abbandonandolo in un campo. A quel punto il giovane è stato sottoposto a perquisizione. I carabinieri hanno recuperato scooter, casco, attrezzi per il giardinaggio e utensili rubati nelle province di Pordenone e Udine per un valore complessivo di 50mila euro.
Che M.L. sia anche l’autore del furto nel parcheggio del cimitero di Bannia non ci sono dubbi, perchè le telecamere avrebbero inquadrato anche la testa di un diavolo tatuata su un braccio. Da qui l’accusa di furto aggravato. Il recupero della refurtiva ha permesso di risolvere altre otto furti commessi in un’abitazione di Buja, in una ditta di Porcia, in un’officina di Cordenons, in un cantiere di Udine e in quattro abitazioni di Azzano Decimo. Sono stati recuperati due ciclomotori, motoseghe, attrezzi edili e lavori di carpenteria, tra cui trapani molto costosi. Di concorso in ricettazione sono accusati anche i due amici conosciuti in carcere e che si sarebbero prestati a vendere la refurtiva.

Cristina Antonutti
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Il Gazzettino