Vigili diffamati su facebook e indicati con nome e cognome, scatta la denuncia del municipio

Il municipio di Marcon
MARCON - Guai in vista per un utente Facebook che ha pubblicato un post diffamatorio indirizzato ad alcuni agenti della polizia locale di Marcon. La Giunta comunale, sentita la...

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MARCON - Guai in vista per un utente Facebook che ha pubblicato un post diffamatorio indirizzato ad alcuni agenti della polizia locale di Marcon. La Giunta comunale, sentita la relazione del comandante della locale sezione di polizia, ha deciso di passare alle vie di fatto, sporgendo denuncia-querela nei confronti dell’estensore del post “ritenuto – si legge nella delibera - gravemente lesivo della reputazione della città di Marcon e dei soggetti che vi operano”. 

Il messaggio che ha dato il via alla querelle, pubblicato una decina di giorni fa nel gruppo facebook “TuttoMarcon”, attaccava in maniera “gravemente offensiva” alcuni appartenenti al Corpo di Polizia locale, individuati nel post addirittura con nome e cognome. Nonostante l’amministratore del gruppo in questione abbia provveduto ad eliminare il messaggio in tempi rapidi, mettendo in pratica i suoi doveri di controllo, la Giunta ha deciso che per la particolarità del mezzo usato i contenuti siano stati, comunque, ampiamente diffusi, condivisi e visualizzati tra gli oltre 8200 iscritti al gruppo e tra tutti gli utenti del mezzo, in considerazione della natura pubblica, e quindi visibile a tutti, del gruppo. Gli agenti ai quali l’utente ha rivolto le offese, il relativo Comando e la stessa amministrazione comunale hanno, quindi, ritenuto di procedere a tutela della propria onorabilità proponendo formale querela e il sindaco è stato autorizzato a presentare denuncia in nome e per conto della Città di Marcon nei confronti dell’estensore del commento diffamatorio.

«Siamo arrivati al punto che bisogna dire basta a tutta questa sequela di epiteti, insinuazioni e offese che di continuo riceviamo – è il commento del sindaco Matteo Romanello -. Si può essere di idee e opinioni politiche diverse, ma questo non autorizza nessuno ad offendere e ad usare termini lesivi sia nei confronti di noi pubblici amministratori, che contro coloro che manifestano punti di vista diversi. Quando, poi, l’obiettivo da colpire diventa, come in questo caso, un tutore dell’ordine che viene diffamato solo per aver fatto il proprio dovere, allora vuol dire che il vaso è colmo. Finora abbiamo sopportato – conclude il sindaco - ma d’ora in avanti non guarderemo in faccia nessuno e di fronte alle offese non esiteremo a sporgere denuncia». 

La Corte di Cassazione ha confermato in più occasioni la sussistenza del reato di diffamazione per post e commenti sui social network, per il quale la legge prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni, o la multa non inferiore a 516 euro.

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Il Gazzettino