Adige in salute. Il Po in buone condizioni, ma ci sono zone con troppi Pfos

L'Adige a Rovigo
ROVIGO - Se l’acqua diminuisce, bisogna avere molta più cura e attenzione per quella che c’è. Un appello accorato che arriva da Legambiente, in occasione...

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ROVIGO - Se l’acqua diminuisce, bisogna avere molta più cura e attenzione per quella che c’è. Un appello accorato che arriva da Legambiente, in occasione della presentazione del report conclusivo dell’Operazione fiumi 2022, la seconda edizione della campagna, realizzata in collaborazione con l’Arpav, che ha mostrato ancora una volta come lo stato di salute dei principali fiumi veneti non sia purtroppo dei migliori, anche se, per la verità, sia l’Adige che il Po, nei tratti in cui solcano il Polesine, non sembrano essere fra i peggiori, eccezion fatta per il problema, non di poco conto, che continua a emergere dalle analisi sul Po, ovvero l’alta presenza di Pfos, l’acido perfluoroottansulfonico, che appartiene alla famiglia delle sostanze perfluoroalchiliche, i più noti Pfas, nonché dei pesticidi. Sempre il Po, inoltre, è stato il fiume che ha sofferto maggiormente la siccità durante i mesi estivi, con il cuneo salino arrivato a 40 chilometri dalla costa, fino a Bottrighe.


«Purtroppo - sottolinea Legambiente - per i nostri fiumi la situazione è critica specialmente per quanto riguarda la portata. Una vita difficile per i nostri importanti ecosistemi fluviali, barometro degli effetti della crisi climatica. Secondo i dati di Arpav, nel 2022 la portata dei fiumi del Veneto è stata vicina o addirittura nettamente inferiore ai minimi storici. Temperature in aumento, niente pioggia, niente neve, prelievi esagerati o inopportuni, cuneo salino: un mix di ingredienti che stanno provocando sofferenza ai nostri ecosistemi fluviali, con effetti visibili, i fiumi in secca, e invisibili come le falde in sofferenza. I fiumi continuano anche a soffrire di mala depurazione e di altre contaminazioni, come quella dovuta ai Pfas e altri inquinanti emergenti quali glifosato, plastificanti e non solo, che minacciano la nostra salute e quella dell’ecosistema».
Il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro rimarca come «per limitare queste crisi ambientali, è necessario intervenire con urgenza tanto a livello normativo che operativo, seguendo con più convinzione il faro delle politiche comunitarie e globali, in particolare la Direttiva Quadro sulle acque e l’Agenda 2030. Fiumi malati e in secca in un contesto di siccità prolungata non sono incognite da proiettare nel futuro, ma concreta realtà quotidiana che rischia di ripetersi e aggravarsi anno dopo anno».

FIUMI POLESANI
Per quanto riguarda il Po, secondo i dati raccolti da Legambiente, i parametri di escherichia coli, i batteri fecali, sono entro i limiti. «Buone notizie, dunque, rispetto alla capacità autodepurativa del più grande fiume d’Italia, che si conferma in grado di ricevere apporti biologici senza pregiudicare eccessivamente la qualità delle sue acque. Un’analisi che però non può rassicurare gli animi in quanto, come dimostrano le analisi condotte da Arpav che si sono concentrate sull’intero bacino idrografico del fiume, lo stato chimico è risultato penalizzato dalla presenza di concentrazioni medie di Pfos superiori ai limiti di legge e tra gli inquinanti specifici sono stati rilevati sette superamenti dei valori medi annui previsti dalla normativa per i seguenti erbicidi: Ampa, prodotto di degradazione del Glifosate; Azoxystrobin; Metolachlor Esa, prodotto di degradazione del Metolachlor, Nicosulfuron, Pesticidi totali».


Per quanto riguarda l’Adige, la concentrazione di escherichia coli supera di poco le 1.000 Mpn per 100 millilitri, valore oltre il quale si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, solo in uno dei sette punti monitorati, a Bussolengo. Meglio dello scorso anno quando i superamenti dei valori di allerta erano stati riscontrati in quattro punti. Secondo le analisi condotte dall’Arpav, anche lo stato chimico del fiume è buono in tutti i corpi idrici monitorati, a eccezione del torrente Alpone, affluente in terra veronese, con l superamenti dello standard di qualità della media annua del Pfos. Tra gli inquinanti specifici, per l’Adige è stato rilevato anche un superamento dei valori medi annui previsti dalla normativa per l’Ampa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino