TREVISO - La Collezione Pin Monti torna nelle mani degli eredi. A deciderlo è stato il Tribunale di Treviso che ha sciolto la riserva disponendo il dissequestro dei quadri...
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LA VICENDA
Rosa Giuseppina Monti, figlia di Bruno Monti, il fondatore della Tessitura Monti di Maserada sul Piave, venne a mancare il 18 novembre del 2015, a quasi 91 anni, nella sua casa di Città Giardino, dove nel tempo, oltre a dilettarsi nella pittura, aveva raccolto una cospicua collezione di quadri, seguendo la propria sensibilità artistica più che l’importanza di mercato di alcuni autori, seppure di inconfutabile valenza nazionale e internazionale, oltre a un gruppo di figure importanti per origini o attività a Treviso nel ‘900. Prima di morire aveva deciso di fare qualcosa per la sua città: donare quei quadri ai musei civici di Treviso. Quel suo utlimo volere è stato esaudito nel giugno del 2016, quando il passaggio delle opere venne formalizzato dall’allora giunta Manildo. Nel lascito però la donna aveva anche inserito due clausole precise: la prima è che fosse inserita l’indicazione “Collezioni Pin Monti: donazione in memoria di Guy Stevenson”. La seconda riguardava invece l’esposizione delle opere: «I quadri che non siano collocati entro 3 anni dalla mia morte nei musei comunali, saranno assegnati ai miei eredi». Due punti fondamentali affinché la donazione andasse a buon fine. E nelle intenzioni di Pin Monti era anche un modo per ricordare suo figlio (Guy Stevenson, appunto, che era stato anche amministratore delegato della Tessitura, ndr) morto a 63 anni nel 2014.
IL RICORSO
«La collezione donata ai Musei civici di Treviso comprende nel suo insieme 56 opere – di figura, nature morte, composizioni astratte e vedute urbane e paesaggi, con una predilezione per questi ultimi – comprese quasi tutte fra la metà degli anni ’50 e la fine degli anni ’60/inizio ’70 del ‘900 - scriveva Ca’ Sugana nel 2016, in occasione dell’esposizione al Museo Bailo, che da poco era stato ristrutturato, di alcuni dei quadri che Pin Monti aveva lasciato al Comune - Una collezione eterogenea: una parte riconducibile ad autori trevigiani o operanti a Treviso come Nando Coletti, Carlo Conte, Darzino, Lino Dinetto, Arturo Malossi, Juti Ravenna, Ottorino Stefani e Nino Tommasini. Un’altra ad autori quasi tutti italiani, con opere in prevalenza risalenti agli anni Settanta». Sembrava dunque che il volere della 91enne fossero stati rispettati. Ma l’esposizione è stata solo temporanea. I quadri, secondo la famiglia di Pin Monti, sono stati poi messi nei depositi dei musei. In altre parole, per gli eredi di Pin, l’accordo era saltato e la seconda clausola, non rispettata, doveva far scattare l’immediata restituzione delle opere. La strada però non è stata così semplice, tanto che si è dovuti ricorrere alle vie legali e attendere il pronunciamento di un giudice per stabilire chi avesse ragione. Nel gennaio scorso infatti era stata intentata la causa contro Ca’ Sugana e il Comune aveva deliberato di resistere in giudizio dando mandato all’avvocatura civica di seguire la vicenda. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino