"Tradito" il testamento Monti: quadri esposti per poco e poi rimessi nei magazzini, così tornano agli eredi

Martedì 3 Marzo 2020 di Giuliano Pavan
Il museo Bailo a Treviso (foto Felice De Sena per Nuove Tecniche)
TREVISO - La Collezione Pin Monti torna nelle mani degli eredi. A deciderlo è stato il Tribunale di Treviso che ha sciolto la riserva disponendo il dissequestro dei quadri donati da Rosa Giuseppina Monti, detta “Pin”, a Ca’ Sugana e la loro immediata restituzione alla famiglia. Si è chiusa dunque con un pronunciamento a favore dei ricorrenti la causa intentata per tornare in possesso di quei 56 dipinti del Novecento, del valore complessivo di circa 150mila euro. Un caso scoppiato poco più di un anno fa quando gli eredi, non vedendo esaudite le richieste della donna, avevano deciso di citare in giudizio il Comune reo di aver “dimenticato” in magazzino quei dipinti invece di esporli e renderli fruibili alla comunità. 

LA VICENDA
Rosa Giuseppina Monti, figlia di Bruno Monti, il fondatore della Tessitura Monti di Maserada sul Piave, venne a mancare il 18 novembre del 2015, a quasi 91 anni, nella sua casa di Città Giardino, dove nel tempo, oltre a dilettarsi nella pittura, aveva raccolto una cospicua collezione di quadri, seguendo la propria sensibilità artistica più che l’importanza di mercato di alcuni autori, seppure di inconfutabile valenza nazionale e internazionale, oltre a un gruppo di figure importanti per origini o attività a Treviso nel ‘900. Prima di morire aveva deciso di fare qualcosa per la sua città: donare quei quadri ai musei civici di Treviso. Quel suo utlimo volere è stato esaudito nel giugno del 2016, quando il passaggio delle opere venne formalizzato dall’allora giunta Manildo. Nel lascito però la donna aveva anche inserito due clausole precise: la prima è che fosse inserita l’indicazione “Collezioni Pin Monti: donazione in memoria di Guy Stevenson”. La seconda riguardava invece l’esposizione delle opere: «I quadri che non siano collocati entro 3 anni dalla mia morte nei musei comunali, saranno assegnati ai miei eredi». Due punti fondamentali affinché la donazione andasse a buon fine. E nelle intenzioni di Pin Monti era anche un modo per ricordare suo figlio (Guy Stevenson, appunto, che era stato anche amministratore delegato della Tessitura, ndr) morto a 63 anni nel 2014. 

IL RICORSO
«La collezione donata ai Musei civici di Treviso comprende nel suo insieme 56 opere – di figura, nature morte, composizioni astratte e vedute urbane e paesaggi, con una predilezione per questi ultimi – comprese quasi tutte fra la metà degli anni ’50 e la fine degli anni ’60/inizio ’70 del ‘900 - scriveva Ca’ Sugana nel 2016, in occasione dell’esposizione al Museo Bailo, che da poco era stato ristrutturato, di alcuni dei quadri che Pin Monti aveva lasciato al Comune - Una collezione eterogenea: una parte riconducibile ad autori trevigiani o operanti a Treviso come Nando Coletti, Carlo Conte, Darzino, Lino Dinetto, Arturo Malossi, Juti Ravenna, Ottorino Stefani e Nino Tommasini. Un’altra ad autori quasi tutti italiani, con opere in prevalenza risalenti agli anni Settanta». Sembrava dunque che il volere della 91enne fossero stati rispettati. Ma l’esposizione è stata solo temporanea. I quadri, secondo la famiglia di Pin Monti, sono stati poi messi nei depositi dei musei. In altre parole, per gli eredi di Pin, l’accordo era saltato e la seconda clausola, non rispettata, doveva far scattare l’immediata restituzione delle opere. La strada però non è stata così semplice, tanto che si è dovuti ricorrere alle vie legali e attendere il pronunciamento di un giudice per stabilire chi avesse ragione. Nel gennaio scorso infatti era stata intentata la causa contro Ca’ Sugana e il Comune aveva deliberato di resistere in giudizio dando mandato all’avvocatura civica di seguire la vicenda.
Ultimo aggiornamento: 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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