Tritolo ed esplosivi nel Piave che diventa "verde": sospetti su un recuperante

SAN PIETRO DI CADORE - Il mix di sostanze che hanno colorato per diverse ore il Piave di verde potrebbe essere stato lanciato dal vecchio ponte sul Cordevole a Visdende da...

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SAN PIETRO DI CADORE - Il mix di sostanze che hanno colorato per diverse ore il Piave di verde potrebbe essere stato lanciato dal vecchio ponte sul Cordevole a Visdende da qualcuno che ha voluto disfarsene, prima di venir rintracciato. La pista più accreditata, in queste ore, porta a qualche “recuperante”, appassionati di oggetti risalenti alle due guerre mondiali; elmetti, fili spinati, ma anche armi, munizioni ed esplosivi. La colorazione verde, inoltre, non è data dal tritolo, ma da altre sostanze utilizzate per il caricamento di ordigni dei due conflitti mondiali del ventesimo secolo. E sono stati proprio questi elementi a colorare l’acqua del fiume, per poi dissolversi, e lasciando, alla fine, solo il tritolo, riscontrato nei campioni prelevati in più fasi da Arpav e dal pool di inquirenti, su incarico della Procura di Belluno. 

IL MIX DI ESPLOSIVI
«Quasi sicuramente si può ipotizzare una miscela di esplosivi a base di tritolo – afferma Luigi Bombassei De Bona, esperto in balistica forense, armi, munizioni, esplosivi –. Il tritolo, che a 80 gradi circa fonde, durante il primo e secondo conflitto mondiale veniva miscelato assieme ad altre sostanze esplosive, dando luogo a molteplici esplosivi contenenti tritolo, acidi, nitrati, clorati, azotidrati e utilizzati per il caricamento delle granate, proiettili di artiglieria e bombe di aereo, ad esempio echo, amatolo, baronal, baratol, pentolite, picatrol». Questi elementi aggiunti sono fortemente idrosolubili e possono dare una colorazione all’acqua lasciandone poca traccia e all’analisi si rivela solo il tritolo, che invece è insolubile. «In questa ipotesi – continua l’esperto – comunque si tratterebbe di un grosso quantitativo di sostanza esplosiva che dovrà essere controllato bene dagli inquirenti e dovranno essere accertate la provenienza e destinazione. Infatti potrebbe provenire dallo scaricamento di proiettili di artiglieria o bombe recuperate e risalenti ai due conflitti mondiali e buttate incautamente, con estrema pericolosità, da recuperanti. Comunque si tratta di un grosso quantitativo». Anche la dinamica è chiara. Qualcuno, a bordo di un mezzo, ha raggiunto il ponte vecchio, utilizzato prima dell’alluvione del 1966 e collocato sul rettilineo al termine della discesa, dopo i primi tornanti che da ponte Cordevole salgono verso la Val Visdende. A pochi metri dalla centralina idroelettrica, l’autore del pericoloso lancio ha raggiunto quasi al centro della struttura ed aiutato dall’altezza non ha avuto alcuna difficoltà a scaricare il materiale nelle acque del sottostante fiume. Un’operazione che, facilitata dalla morfologia, non ha richiesto più di qualche minuto in tutto. Sul luogo sono rimaste visibili, resistendo all’umidità, alcune macerie e zone di terra gialle, il colore del tnt a contatto con l’aria. 

LA RICERCA
Per domattina è fissato un ulteriore sopralluogo di Arpav che, in collaborazione con il comune di San Pietro e, probabilmente, i vigili del fuoco, bonificherà l’area di sorgenza e asporterà lo strato superficiale di terreno dove si è depositata una minima parte di polvere. Il materiale, verrà poi consegnato al Comune, per essere infine trasferito in un centro di raccolta di materiali speciali. «Non vi è comunque – rassicura il sindaco di San Pietro, Manuel Casanova Consier – alcun pericolo». Infatti il tritolo da solo è molto stabile.


«Il suo vantaggio principale è che si tratta di un esplosivo sicuro – spiega Luigi Bombassei De Bona –. È impossibile farlo scoppiare accidentalmente, se non azionato da un detonatore piuttosto potente». Oggi il tritolo, acquistabile esclusivamente da ditte specializzate con procedure molto restrittive, viene ancora usato per fare dei composti esplosivi militari, mentre in ambito civile si ricorre ad altri materiali. 

 

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Il Gazzettino