TREVISO - Un bambino in età scolare che, alle nove di venerdì sera, esce in lacrime da una casa disabitata di via Bindoni. Ha la maglietta mezza sfilata,...
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LE INDAGINI
In questura la voglia di parlare del caso è pochissima. La prudenza è invece massima: in ballo ci sono sospetti molto pesanti. Ma mancano ancora le prove, le certezze. I fatti oggettivi - dalle lacrime del piccolo, alla presenza assieme a lui dell'uomo in una casa abbandonata, fino all'arrivo della volante- però restano. Il piccolo, ieri mattina, è stato portato al Ca' Foncello per degli accertamenti. Ha anche parlato con gli psicologi. Riserbo assoluto sull'esito degli esami. Intanto gli investigatori hanno sentito tutti: i genitori, l'uomo che stava assieme al bambino e che giura non di non aver fatto nulla, chi per primo ha notato lo strano siparietto avvisando la famiglia. E hanno ricostruito parte della storia.
LA RICOSTRUZIONE
Lo straniero a quanto pare, saltuariamente, ha fatto dei piccoli lavoretti per i genitori del bambino. Cose semplici: taglio dell'erba, qualche manutenzione alla casa o al giardino, il tutto per piccoli compensi. Spesso ha anche giocato con il bimbo, dimostrando un grande attaccamento. Questo il quadro, fin qui le certezze. Poi qualcuno ha aggiunto che tanto attaccamento è parso sospetto, ma anche qui si tratta al momento di voci, illazioni. È invece ancora tutto da capire cosa sia accaduto venerdì sera; cosa ci facessero i due, da soli, in una casa disabitata di via Bindoni diventata, con il passare del tempo, una mezza discarica abusiva di mobili e cose inutilizzate; è da capire soprattutto perché il bimbo si stesse lamentando e il senso di quelle parole pronunciate uscendo.
IL SINDACO
La notizia dell'episodio è arrivata anche a Ca' Sugana, che su via Bindoni ha sempre un'attenzione molto particolare. Il sindaco Mario Conte però è prudente. I contorni ancora fumosi della vicenda richiedono toni bassi e tanta calma: «In questa fase è meglio che la questura faccia tutte le sue verifiche senza essere disturbata - osserva - è un caso molto delicato, da approfondire ed è bene che non creare tensioni. Sinceramente spero che, alla fine, risulti che non ci sia niente di vero. Lasciamo però che gli investigatori facciano tutte le loro indagini. Questo episodio, è bene sottolinearlo, è totalmente slegato dalla situazione problematica di via Bindoni. Sono due cose completamente diverse».
La famiglia del piccolo però vuole delle risposte e in tempi brevi. Lo straniero invece continua a professare la sua innocenza. Al momento l'unico turbato è il piccolo. Adesso toccherà agli psicologi trovare il modo di farsi avanti, superare le sue barriere difensive e farsi raccontare cosa sia successo. La possibilità che si sia trattato di un fraintendimento è ancora alta. Le ipotesi sono tutte sul tavolo: dal tremendo caso di pedofilia, all'equivoco. Gli investigatori stanno approfondendo e, per questo, mantengono la massima riservatezza. Nessuno vuole nemmeno pensare che in città ci sia un orco.
Paolo Calia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino