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PADOVA - Una prestazione horror, una brutta sconfitta con la Pergolettese e inevitabilmente un dopopartita lungo e tormentato, con la contestazione degli ultras dentro e fuori dall'Euganeo e un chiarimento tra i giocatori negli spogliatoi. La rabbia dei tifosi, frutto di una prova sconcertante del Padova sin dalle prime battute di gioco, si è manifestata in maniera eclatante a metà ripresa, quando i lombardi hanno realizzato la terza rete. Parole pesanti da tutti i settori, poi i ragazzi della tribuna hanno lasciato la tribuna est per raggrupparsi in circa centocinquanta fuori dallo stadio in prossimità dell'entrata ovest, dove sono rimasti per circa una ventina di minuti dopo il triplice fischio. In questo lasso di tempo una loro delegazione ha avuto un colloquio dai toni facilmente immaginabili con il presidente Alessandra Bianchi e il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli che sono usciti dallo stadio per questo richiesto scambio di vedute. Gli stessi giocatori hanno lasciato l'Euganeo un'ora e mezzo dopo la fine del match, rimasti in spogliatoio per un confronto e raggiunti dal diesse Mirabelli che ha parlato con loro dopo l'incontro con gli ultras.
Lo sconcerto
Deluso e sconcertato il tecnico Vincenzo Torrente. «Ai tifosi c'è solo da chiedere scusa - esordisce - per la prestazione che abbiamo fatto. Capisco la loro delusione per una partita di cui non c'è niente da salvare. Non voglio credere che siamo questi perché non si può passare da prestazioni come quelle delle ultime settimane a quella brutta sotto tutti gli aspetti con i lombardi». Poi aggiunge: «Una sfida da dimenticare in fretta, non c'è proprio stata gara, abbiamo perso tutti i duelli, i contrasti, le seconde palle, sbagliato le soluzioni o l'ultimo passaggio. Dopo avere subito il gol la squadra ha perso gli equilibri, non c'è stata reazione e ha fatto veramente poco». In questa occasione l'allenatore aveva optato per il 4-3-1-2. «Ho provato a cambiare qualcosa e, non avendo Liguori, ho cercato di mettere due punte vicine per riempire l'area e a centrocampo ho voluto dare qualità con Radrezza anche per servire gli attaccanti. Poi ho cercato di dare loro coraggio schierando due esterni e due punte. Questa volta però avrei potuto fare qualsiasi scelta tattica e non sarebbe cambiato nulla perché è stata una prova negativa da parte di tutti, compreso chi è entrato per cui non è una questione di sistema di gioco visto che proprio non c'eravamo». Con un'aggravante in più: «Mi aspettavo una prova di orgoglio contro una squadra che all'andata aveva vinto per 5-0».
Il Gazzettino