PADOVA - Sul cancello dell'azienda è ancora appeso un cartello con una grande scritta: In vendita. Liberarsi di quel capannone, incassando una buona somma per poi...
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MANI LEGATE
Emanuele, un figlio e una figlia entrambi studenti, viveva a Padova con la famiglia. Ieri mattina si è alzato come sempre alle sei e mezza. Ha fatto colazione, si è vestito, ha guardato per l'ultima volta la moglie Elena che stava ancora dormendo. Ha guidato per quattro chilometri e poi, una volta arrivato in quel capannone alle porte di Padova, si è ucciso con una fune legata ad uno scaffale. Erano legate anche le mani, probabilmente per evitare di desistere dal suo intento.
IL MESSAGGIO
I carabinieri non hanno trovato nessun messaggio e la famiglia assicura che l'uomo non avesse mai dato alcuna avvisaglia. Solo le classiche lamentele di un imprenditore alle prese con un costante calo del fatturato. «Sono preoccupato per i conti dell'azienda - confidava agli amici -. Ormai se qualcuno vuol comprare un pezzo di ricambio, prima di venire da me va a cercarlo in internet». La concorrenza sempre più agguerrita del commercio elettronico, la difficoltà di pagare regolarmente tutti i fornitori, la paura di trovarsi alle prese con una liquidazione: erano i pensieri che tormentavano questo imprenditore cresciuto lavorando per altre aziende prima di fare il grande salto a metà anni Novanta decidendo di mettersi in proprio.
IL DOLORE
«Mio marito era un gran lavoratore e uno splendido padre di famiglia - racconta Elena Grassetto, con gli occhi gonfi di lacrime -. Non aveva nulla di che vergognarsi. Viveva questa situazione come un fallimento personale, ma non aveva responsabilità. Se il mercato è cambiato, non era colpa sua». Lavorando per la parte amministrativa, ha sempre visto anche lei i conti. «Gli ultimi bilanci erano negativi, ma non avevamo debiti con le banche - spiega -. Avevamo messo in vendita il capannone proprio per spostarci in una sede più piccola e provare ad andare avanti. Una soluzione avremmo potuto trovarla. E se anche fossimo stati costretti al fallimento, non sarebbe stato comunque un dramma. Lui aveva già dei contatti per poter andare a fare il dirigente o il rappresentante in altre aziende dello stesso settore. Nella vita si può sempre trovare un'altra strada».
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino