PADOVA - Ieri mattina a scuola non ci voleva proprio andare. E, in lacrime, ha pregato la mamma di lasciarlo a casa. Per lui affrontare un’altra mattinata in una classe dove...
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«Avrei dovuto anch’io presentare subito denuncia e invece non l’ho fatto - racconta -. Ma procedo adesso, perché non è possibile che in una scuola un bambino con problemi debba subire quotidianamente le prevaricazioni pesantissime di un gruppo di bulli che, tra l’altro, lo intimoriscono perché più prestanti, visto che sono più vecchi di tre anni». La vicenda è iniziata appunto martedì quando lo scolaro è arrivato davanti a scuola con un braccialetto che i compagni hanno ipotizzato fosse d’oro, mentre si trattava di un oggetto di bigiotteria. «Ho visto A. - riferisce M., la signora che da anni guida il Piedubus per accompagnare gli alunni a scuola - piangere disperato davanti all’edicola, con il braccio pieno di lividi. Tra i singhiozzi ha raccontato che alcuni compagni gli avevano torto il braccio, bloccandoglielo con la forza dietro alla schiena, per strappargli il monile. Una volta entrati in possesso dell’oggetto che credevano fosse un gioiello, sono entrati in classe, lasciando il compagno dolorante e piangente. Conosco A. da tempo ed è sempre stato un bravo ragazzino che non ha mai dato problemi. Gli altri sostengono che li ha colpiti con i pugni? In ogni situazione bisogna sentire entrambe le versioni». «Anch’io - conferma il giornalaio - ho visto il bambino in lacrime per il trattamento che aveva subito e il suo braccio era violaceo. E stata una “bravata” davvero disdicevole».
LA RICOSTRUZIONE
«É una vicenda assurda quella di cui siamo vittime - rincara la mamma di A., tenendolo per mano -. Io comunque affiderò mio figlio alle cure di una psicologa, perchè porta le conseguenze degli atti di bullismo di cui è stato vittima, e poi gli cambierò scuola. Dopo quello che è successo non può più stare lì. É dislessico, ha problemi nel linguaggio, ma è tranquillo. Da subito ho segnalato la situazione alla preside, ma inutilmente. I compagni hanno continuato a offenderlo con frasi irripetibili. E quando ha riferito a un’insegnante che gli era stato sottratto il bracciale, sono iniziate le ricerche da parte del personale della scuola e alla fine è stato rinvenuto nella cartella di uno dei ragazzini che lo perseguita. Gli insulti razzisti che avrei pronunciato io? Ho visto mio figlio in mezzo alla strada che piangeva con il braccio dolorante e sono impazzita. Ma comunque la ricostruzione che hanno fatto gli altri genitori nella denuncia ai carabinieri non è esatta e quindi ho chiesto che vengano acquisite le immagini della videsorveglianza. E comunque a testimoniare che quanto racconto è vero, mi hanno già detto che verranno diverse persone che hanno visto A. in lacrime, con il braccio pieno di lividi, dopo che gli era stato rubato il braccialetto». E il bambino aggiunge: «Mi dicono continuamente parolacce e che sono handicappato. Mi minacciano e io a scuola non voglio andare. Ho paura».Pure il nonno ieri all’uscita di scuola ha voluto essere presente per rassicurare il nipote. «Sì, siamo sinti, ma abitiamo qui da una vita. Lavoriamo tutti e non capisco perché il mondo sian così cattivo nei nostri confronti. É una vergogna che A. a soli 10 anni, sia stato maltrattato in questo modo dai compagni più grandi».
Nicoletta Cozza Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino