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VITTORIO VENETO «Non volevo uccidere, non so cosa mi sia preso». Giovanni Maria Cuccato, cappellino in testa e mascherina a coprire naso e bocca, con i vestiti ancora macchiati di sangue, lo ha ripetuto fino allo sfinimento agli inquirenti. In piena notte, erano circa le 4.30, ha riposto a tutte le domande che gli sono state poste dal sostituto procuratore Giulio Caprarola, titolare del fascicolo aperto per omicidio volontario aggravato. Tutte tranne una, su cui vige ancora il massimo riserbo. E ad ogni affermazione continuava a ripetere: «Non volevo uccidere». Il 44enne di Conegliano, assistito dall'avvocato Cristiana Polesel, ha confessato il delitto. Non ne ha spiegato i motivi ma il movente pare essere chiaramente passionale, legato a quella donna nigeriana di 39 anni con cui aveva una relazione. E che pare avesse qualche simpatia anche per Luciano Dall'Ava, la vittima di 72 anni, uccisa a coltellate in piazza Fiume a San Giacomo di Veglia da un uomo che non conosceva, e che probabilmente non aveva nemmeno mai visto prima. L'unico legame tra i due era, appunto, la 39enne.
Omicidio, cosa è successo
Giovanni Maria Cuccato, incalzato dagli inquirenti, non ha nascosto le proprie responsabilità. Il racconto fornito dal 44enne pare escludere che ci sia stata premeditazione. Anzi, tutti gli elementi sembrano portare a un raptus. Il coltello utilizzato per infliggere il colpo mortale alla gola di Dall'Ava era all'interno di uno degli scatoloni che Cuccato aveva nella sua auto, assieme ad altro materiale per la cucina.
A questo punto entra in scena Dall'Ava. Il pensionato, secondo il racconto di Cuccato, ha aperto la portiera scendendo dal mezzo. «Ma cosa stai facedo, sei matto?» avrebbe urlato al 44enne, che a quel punto si è girato verso di lui. La donna contesa in quel frangente ha trovato il tempo di scappare a piedi, inseguita da Cuccato il quale, lasciandola andare via, è tornato sui suoi passi. Davanti al pick-up c'era Dall'Ava: «Aveva un bastone in mano e mi ha minacciato» ha sostenuto Cuccato che, a quel punto, avrebbe sferrato il colpo mortale alla gola. «Non ricordo quanti fendenti ho tirato» ha riferito al magistrato. Di certo c'è che dopo l'agguato il 44enne è risalito sulla propria auto e se n'è andato, lasciando Dall'Ava agonizzante a terra. Dopo qualche minuto, però, ha raccontato di essere tornato in piazza Fiume, rendendosi conto di quello che aveva fatto. Sul posto c'erano già ambulanza e carabinieri. Per Dall'Ava non c'era più nulla da fare, per Ceccato si sono invece aperte le porte del carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino