PORDENONE - Le eccellenze italiane dell'Anticrimine per trovare un killer professionista. Sul duplice omicidio dei fidanzati Pordenone sembrano caduti gli ultimi dubbi: se...
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Un assassino freddo e spietato, capace di centrare nel giro di un paio di secondi entrambe le sue vittime al capo, giustiziandole senza pietà. Una modalità che fa dire agli investigatori - una trentina di uomini tra Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, colleghi di Udine e personale del Nucleo investigativo di Pordenone, precettati fino alla soluzione del caso - che «per risolvere il rebus bisogna capire in quale grosso guaio si erano cacciati questi due ragazzi».
Un killer tanto più abile per il tipo di arma che ha utilizzato e per la capacità di diventare invisibile prima e dopo l'agguato. Una sorta di fantasma nell'affollato parcheggio della principale struttura sportiva della città. «La 7.65, proprio perché di uso comunissimo è anch'essa anonima - hanno commentato gli investigatori - e non ha una storia: a questo punto dovremmo probabilmente ribaltare il punto di vista e analizzare chi possa essere in grado, con uno strumento così poco efficace e impreciso, di essere quasi infallibile».
Nonostante in giro ci sia un assassino spietato, Pordenone e gli sportivi della palestra frequentata dalle vittime non vogliono farsi intimorire: «Se volevano farci paura - ha commentato il responsabile della Pesistica Pordenonese Dino Marcuz - si sono sbagliati: tutti noi siamo rimasti attivi fin dalla mattina dopo la barbara esecuzione perché è il nostro modo di affrontare la vita e le tragedie.
I due fidanzati scherzano in palestra
Medesimo atteggiamento tenuto dalla città: a parte il trambusto di telecamere e giornalisti che da oggi si è placato, residenti e fruitori del "Forum" (questo il nome del Palasport) hanno proseguito nelle loro attività quotidiane. Quelle sportive, nel palazzetto, e quelle scolastiche, nel palazzo di fronte, che ospita il più popoloso istituto superiore della provincia.
E per venerdì è confermato l'atteso concerto di Francesco De Gregori. Un atteggiamento, quello dei residenti, che nasce anche dalla convinzione diffusa che l'agguato sia stato messo a segno casualmente in quel luogo, ma che le origini di tanta crudeltà e ferocia siano lontane da Pordenone.
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Il Gazzettino