Freddato nel parcheggio, era una trappola: doveva essere eliminato

Freddato nel parcheggio, era una trappola: doveva essere eliminato
FONTANAFREDDA - Attirato in una trappola da qualcuno che conosceva e lo voleva morto. Il suo nome - che sia l'assassino o il mandante del delitto - potrebbe essere nella...

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FONTANAFREDDA - Attirato in una trappola da qualcuno che conosceva e lo voleva morto. Il suo nome - che sia l'assassino o il mandante del delitto - potrebbe essere nella rubrica telefonica di Alessandro Coltro, il sacilese di 48 anni, residente a Nave, ucciso lunedì sera con un colpo di pistola in testa. Non si può escludere, infatti, che l'autore dell'omicidio avesse dato appuntamento a Coltro nel parcheggio del centro commerciale Meta di Fontanafredda contattandolo telefonicamente o con un messaggio, forse l'ultimo WhatsApp che gli investigatori troveranno nel cellulare della vittima. L'ultimo accesso alla chat risale alle 19.30. A quell'ora la Pontebbana è trafficata, le commesse delle Sorelle Ramonda stanno chiudendo il negozio e la maggior parte delle auto è concentrata davanti al supermercato Bingo. L'area è illuminata, ma è appena sceso il buio ed è difficile vedere che  cosa sta succedendo nell'angolo più lontano del parcheggio, verso il boschetto che divide dalla proprietà della pizzeria-ristorante Parco. Nessuno ha sentito spari (un piccola calibro 22 fa poco rumore) o discussioni. Nessuno ha visto, perchè Coltro è stato ammazzato all'interno del boschetto e il suo corpo per 24 ore è rimasto nascosto dalla fitta vegetazione. La sensazione è che fosse stato tutto calcolato: buio, luogo appartato e facilità di fuga lungo la Pontebbana.


L'AGGUATO
Coltro ha parcheggiato la sua Kia cee'd station wagon nel penultimo stallo, leggermente inclinata, senza rendersi conto che stava andando incontro alla morte. Il resto sono soltanto ipotesi. Un dato è certo: il 48enne è sceso lasciando chiavi e telefonino all'interno dell'auto. O era convinto di dover parlare con il suo interlocutore accanto alla macchina o è stato costretto a seguirlo nel boschetto sotto la minaccia di un'arma. I carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone e del Nucleo operativo di Sacile, al lavoro assieme ai colleghi del Ros di Udine, non scartano alcuna ipotesi. Sono ore di attività intensa. Si incrociano testimonianze e dati tecnici. Le indagini hanno permesso di imboccare alcune piste, privilegiandole rispetto ad altre che al momento sembrano più deboli. Lo si intuisce anche dalle uniche parole strappate al procuratore Raffaele Tito: «Abbiamo materiale su cui lavorare». La concentrazione è massima su ogni dettaglio. Nulla si può escludere. Martedì sera, ad esempio, non sono state trovate tracce di colluttazione che facessero pensare a una lite violenta. Dall'auto non è sparito il telefono e il portafoglio è stato trovato addosso alla vittima. È per questo che si tende a scartare la pista della rapina finita male. A meno che Coltro - elemento che non si può escludere - non avesse appena incassato denaro da un cliente. È comunque nell'ambito di suoi affari che il riflettore è puntato.

L'AUTOPSIA

Oggi i medici legali Giovanni Del Ben e Barbara Polo Grillo eseguiranno l'esame autoptico. Alla Procura daranno indicazioni sull'ora del decesso, causato dai danni cerebrali provocati dal proiettile che la Tac l'altro ieri ha evidenziato nella testa della vittima. Il proiettile verrà consegnato ai carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche perchè si dovrà stabilire una corrispondenza con il bossolo calibro 22 ritrovato nel boschetto e completare gli accertamenti balistici che permetteranno di individuare l'arma del delitto. Verrà eseguito anche l'esame tossicologico per escludere che la vittima avesse assunto sostanze psicotrope.
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Il Gazzettino