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TREVISO - Regalo cicchetti causa zona arancione. Tutto sottovuoto. Questa mattina fino alle 14 la vetrina di panini e finger food dell'Osteria Trevisi sarà devoluta ai clienti. «L'asporto non va. La gente non ha la mentalità, fa freddo e consumare le cose fuori, in questo modo non funziona- spiega Marco Tonietto -. Abbiamo comprato una macchina sottovuoto, fatto una serie di pacchetti con i cicchetti con data e scadenza e domani regaliamo tutto». La notizia che il nuovo Dpcm vieterà l'asporto dopo le 18 nei bar ha colpito un settore che già boccheggia. I bar stanno cercando di riorganizzarsi, ma la decisione del Governo è percepita come l'ennesima tegola per i pubblici esercizi. E quindi sono in molti a ritenere che sia inutile fingere di lavorare, oltre che dannoso. «La vetrina è piena perchè sabato l'avevamo allestita alla grande. Ma con queste continue limitazioni non si va da nessuna parte».
Asporto vietato
Chiusura di protesta che anticipa il dissenso delle categorie previsto per giovedì alle 18 (lì invece si tratta di apertura) o atto di bontà? «Un po' di protesta c'è. Tutti ripetono prima la salute e dopo il denaro, ma se non c'è il denaro tranquilli che sparisce anche la salute. Forse abbiamo bisogno del rosso. E dei ristori». Tonietto, che in giugno si è visto comminare sanzione e chiusura a causa di alcuni clienti trovati con spritz in mano nel vicolo, è stato tra i primi, in novembre, a chiedere subito la chiusura per i pubblici esercizi. «Si capiva che sarebbe stata molto pensante la seconda ondata. Tutti hanno esultato per la zona gialla ma ora ci troviamo così» . Peccato per l'autunno. C'è stata una ripresa ottima fino ad ottobre, e poi il lavoro è letteralmente crollato. «Il mio gesto tuttavia è stato molto apprezzato. Può darsi che lo rifaccia. Sabato riproviamo a riaprire e a fare la vetrina e, se con queste limitazioni, non riusciremo con l'asporto, regaleremo tutto di nuovo».
Zero ristori
In uno snodo importante nella zona ovest di Treviso, Spazio Caffelarte, sta cercando di resistere ai continui Dpcm per salvaguardare la serenità di 16 dipendenti. «La situazione non è semplice - conferma la titolare, Giulia Gasparini -, cerchiamo di adattarci, abbiamo cercato di dare sviluppo all'asporto servendo banche e attività vicine, ma anche implementando la consegna a domicilio.
L'asporto non funziona
A Conegliano, in Corte delle rose, Samantha Granziera cerca di convincere i clienti che il caffè ora si beve fuori, in piedi e nel bicchiere di cartone. «Già solo l'asporto di per sé non è concepito facilmente soprattutto dagli anziani - conferma la titolare del Bistrò alle Rose -. È improponibile bere il caffè fuori dal bar su una tazzina di carta. L'asporto è un altro colpo. Non posso assumere una persona in più per la consegna a domicilio». Samantha ha ricevuto novembre ma, non il decreto Natale. «Per fortuna mio marito ha un posto di lavoro come dipendente. Stiamo vivendo con la sua busta paga». Ad Asolo il Caffè Centrale è un'istituzione. Ma il virus non guarda in faccia a nessuno. «La situazione è drammatica - conferma Lele Botter -: noi facciamo un po' di asporto diurno e quindi cerchiamo di sopravvivere. Questa ordinanza è stata fatta in funzione di evitare l' assembramento e non credo si debba contestare. Noi, facendo il delivery nelle aziende stiamo a galla. Ma fino a quando? Stiamo parlando di una barca che sta affondando». Botter comprende la ribellione delle associazioni e dei ristoratori. «Abbiamo avuto i ristori, anche cifre interessanti ma certo è una goccia nel mare. Io personalmente chiedo di lavorare, preferirei il negozio aperto e completamente in funzione».
Il Gazzettino