La Regione taglia il cemento: nuovi limiti di edificabilità tra le critiche

La Regione taglia il cemento: nuovi limiti di edificabilità tra le critiche
VENEZIA - Nel 2013 lo slogan era: cemento zero, modello svizzero. A distanza di quasi quattro anni, complice anche una crisi economica che ha fortemente penalizzato il settore...

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VENEZIA - Nel 2013 lo slogan era: cemento zero, modello svizzero. A distanza di quasi quattro anni, complice anche una crisi economica che ha fortemente penalizzato il settore edilizio ma soprattutto la consapevolezza che non si può bloccare tutto dall’oggi al domani, si è arrivati al “contenimento del consumo del suolo”. È questo il titolo della proposta di legge licenziata ieri a maggioranza dalla Seconda commissione del consiglio regionale del Veneto e che per metà marzo arriverà in aula per il voto finale. Il lavoro della commissione, come ha spiegato il presidente Francesco Calzavara, è stato impegnativo: per accorpare tre distinte proposte di legge (quella del presidente leghista Luca Zaia, quella del dem Bruno Pigozzo e quella del centrista Marino Zorzato) e arrivare a un testo unico, ci sono volute sette sedute per le audizioni, altri cinque incontri di sottocommissione, l’esame di 50 osservazioni di cui 10 arrivate dai Comuni cui si è aggiunto il contributo di Urbanmeta, l’organismo che riunisce 19 associazioni da Legambiente all’Ance. Il tutto partendo da un dato: il Veneto, dopo la Lombardia, è la seconda regione italiana per consumo di suolo (12,2% contro la media nazionale del 7,6%), con i picchi di Padova che nel 2015 risultava aver “consumato” quasi la metà del suolo disponibile.

«Anche nel programma di Zaia non si è mai parlato di consumo zero del territorio, quello è un obiettivo della Comunità europea da realizzarsi entro il 2050. L’obiettivo è lo sviluppo edilizio a saldo zero», ha detto Calzavara. E l’assessore Cristiano Corazzari: «Questa sarà una legge rivoluzionaria. Fondamentale sarà la riqualificazione dei centri urbani». «Non è vero che il Veneto si ferma - ha aggiunto Calzavara - è che si costruirà in maniera diversa. Sarà soprattutto una sfida culturale: oggi se hai un pezzo di terra pensi di avere un biglietto della lotteria in tasca immaginando il cambio di destinazione d’uso; domani si darà invece priorità al recupero dell’esistente». E cambierà impostazione anche per i Comuni che usano la pianificazione urbanistica come «finanza locale creativa».
Cosa cambia una volta approvata la legge? Dipende. Per l’agricoltura, ad esempio, non cambia niente. Il Piano casa resta. I Piani urbanistici già approvati non vengono toccati. Ma ci sarà una fase transitoria, dal momento che, una volta approvata la legge dal consiglio regionale, toccherà alla giunta stabilire, sulla base dei dati forniti dai Comuni, la percentuale di suolo da consumare nei successivi 5 anni in ciascuna località. Dunque, nei sei mesi di attesa dei limiti che dovranno essere fissati dalla giunta, si potrà costruire fino al tetto del 30% delle previsioni urbanistiche. Se la giunta tarderà a fissare i limiti, al 30% si aggiungerà un 20% di edificazione prevista dai piani comunali. Dopo ci sarà lo stop con i nuovi limiti.

Le opposizioni - Pd, M5s, tosiani - hanno votato contro. «È una “legge fuffa”, annacquata con troppe deroghe ed esenzioni. Una vera presa in giro che Zaia userà come spot ma che lascia tutto inalterato», ha detto Andrea Zanoni del Pd. Per il tosiano Andrea Bassi, che pure ha votato contro, la legge è invece troppo restrittiva: «Voglio vedere cosa succederà nei Comuni che si sono fatti anticipare la perequazione da chi intende costruire e che adesso si vedranno bloccati i piani: restituiranno i soldi?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino