Nuova Mala del Brenta. I boss fano scena muta negli interrogatori di garanzia, tranne in un caso

Nuova Mala del Brenta. I boss fano scena muta negli interrogatori di garanzia, tranne in un caso
VENEZIA - Alla fine l'unico che non si è avvalso della facoltà di non rispondere è stato l'albanese Festim Shemellari, trentaduenne domiciliato nel...

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VENEZIA - Alla fine l'unico che non si è avvalso della facoltà di non rispondere è stato l'albanese Festim Shemellari, trentaduenne domiciliato nel comune di Cavallino Treporti, il quale ha ammesso in generale alcuni fatti, in attesa di parlare con il pubblico ministero. Tutti gli altri indagati (ieri in tutto sei), come lui detenuti in carcere, non hanno risposto a nulla. Un comportamento processuale tutto sommato atteso in una situazione in cui gran parte degli avvocati aveva avuto da poche ore la possibilità di leggere copia dell'ordinanza di custodia cautelare. Anzi, molti erano impegnati a leggerla in corridoio della sezione del Giudice per le indagini preliminari di Venezia. Questa la giornata di ieri, dedicata agli interrogatori di garanzia di alcune tra le 39 persone, indagate a vario titolo (e sottoposte a misure cautelari da parte dei carabinieri), per associazione per delinquere, concorso esterno in associazione per delinquere, detenzione e porto di armi da fuoco, spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, usura e altri delitti, alcuni dei quali aggravati dal metodo mafioso. L'operazione di mercoledì ha consentito di chiudere i conti con il tentativo di ricostituire la Mala del Brenta.


PEGGIORATO
Nessun colpo di scena, quindi, per l'indagato numero uno, Loris Trabujo, il cinquantaduenne ritenuto l'erede designato di Gilberto Boatto, il quasi ottantenne boss del gruppo dei Mestrini che tra gli Ottanta e i Novanta erano padroni del Tronchetto. Trabujo, assistito dall'avvocato Stefania Pattarello, si è avvalso della facoltà di non rispondere e così hanno fatto anche gli altri: Daniele Corradini (assistito dall'avvocato Giovanni Gentilini), Antonio Guerrieri (avv. Cesare Vanzetti), Cristian Michielon (avv. Alberto Bianchi). Per Gino Causin, settantacinquenne, è stato disposto un rinvio a causa delle precarie condizioni di salute. Il settantacinquenne, anche lui dei Mestrini e considerato dalla Procura tra i promotori del nuovo gruppo, già malato, ha avuto un aggravamento proprio il giorno dell'ordinanza di custodia cautelare (ma non si sa se sia questo il motivo) e il medico del carcere ha certificato che egli non era in grado di sostenere un interrogatorio.


SEQUESTRI


Il giudice Barbara Lancieri in calce all'ordinanza di custodia cautelare ha disposto anche alcuni sequestri, tutti di beni riconducibili al Trabujo, alla sua famiglia e alla società Santa Chiara Motoscafi Srl. Tra le altre cose: tutte le quote della società, il patrimonio delle imprese individuali Trabujo Loris e Trabujo Pamela, un appartamento di 130 metri quadri, un'automobile di proprietà della Santa Chiara Motoscafi, una motonave, due motoscafi tipo taxi e tutti i conti correnti. «Appare in maniera evidente - scrive il giudice nel provvedimento - che non vi sia alcuna proporzione tra beni, denaro e altre utilità e i redditi percepiti in modo lecito dall'indagato... Soprattutto perché il saldo delle sue attività imprenditoriali (nel periodo oggetto dell'indagine, ndr) è sempre negativo. Ciò non gli ha impedito di acquistare veicoli di lusso, immobili, nonché di gestire costose imbarcazioni». Sulla base dei riscontri dei carabinieri, il giudice ha ritenuto che nel bilancio della società siano entrati anche soldi provenienti da attività illecite, mentre le imprese individuali a nome suo e della figlia, avrebbero prodotto fatture a fronte di servizi inesistenti. Con riferimento particolare all'impresa individuale Trabujo Pamela, il giudice ritiene che sia servita al padre per cercare di mettere al sicuro i propri beni. Sempre in questa logica è stata considerata la casa di proprietà della figlia e del suo compagno per acquistare e ristrutturare la quale né l'uno né l'altra sarebbero stati in grado di fornire spiegazioni sulla lecita provenienza del denaro impiegato.

 

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Il Gazzettino