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SAN DONÀ - Non è vero che faceva fatture false. E non è vero nemmeno che aveva costituito alcune società cartiere all'unico scopo di evadere il fisco. Ed è pure falso che abbia girato fondi in nero a Francesco Belsito, il tesoriere della Lega che invece, lui sì, ha fatto sparire nel nulla 49 milioni di euro di quattrini pubblici che la Lega di Salvini si è impegnata a restituire al Fisco, in comode rate, nei prossimi 75 anni.
Chi invece esce pulito dalla vicenda è il sandonatese Stefano Bonet, 56 anni, il quale già il 25 maggio scorso era stato assolto per una serie di fatture importo 23 milioni di euro che non erano affatto false. E ieri mattina il Tribunale di Venezia lo ha assolto anche per alcuni reati fallimentari mentre, per l'appunto, è caduta pure l'accusa di aver distratto fondi a favore del tesoriere della Lega nonché sottosegretario di Stato alla semplificazione normativa Francesco Belsito. «La vicenda ricorda l'avvocato Antonio Forza, che ha vinto anche questo secondo round in Tribunale - era partita da molto lontano, quando lo stesso giorno del 3 aprile 2012, tre Procure della Repubblica contemporaneamente fecero perquisire gli uffici delle società facenti capo a Stefano Bonet, sul presupposto che quest'ultimo appartenesse a un'associazione per delinquere messa in piedi con altri imprenditori e vari appartenenti alla Lega Nord. L'associazione a delinquere, stando all'accusa, era finalizzata alla produzione di fatture false e ad appropriazioni indebite ai danni dello Stato. In altri termini, la principale società sandonatese Po.la.re., organismo di ricerca per l'efficientamento dei sistemi energetici, in realtà veniva ritenuta una sorta di mera cartiera e non, viceversa, quell'organismo di ricerca le cui prestazioni avevano consentito ai clienti di migliorare la resa dei loro impianti di condizionamento e di riscaldamento, ottenendo dallo Stato anche sgravi fiscali».
PROSCIOGLIMENTO
Ma per il reato associativo era arrivato nel 2019 il proscioglimento del Tribunale di Genova per tutti gli imputati, compreso Bonet. Per lui però restavano aperti i reati tributari e i reati fallimentari. Per una parte di reati l'imprenditore sandonatese era già stato assolto il 25 maggio, come puntualmente riportato allora dal Gazzettino, ma ora sono state depositate le motivazioni della sentenza che dimostrano come l'inchiesta della Guardia di finanza avesse trascurato di controllare se alle fatture corrispondessero le prestazioni. Il giudice Marco Bertolo, infatti, assolvendo Bonet, ha accertato che i milioni fatturati erano pienamente giustificati. Peccato però che le tre inchieste partite in contemporanea nel 2012 avessero nel frattempo provocato la rottura del contratto tra Po.la.re e Siram, la multinazionale francese che era il principale cliente di Bonet. Da qui il fallimento di Po.la.re e la richiesta da parte di Siram di vedersi restituire dal curatore fallimentare quei 23 milioni di euro che secondo la Finanza la Siram aveva pagato per niente. E invece la multinazionale francese non avrà un solo cent in restituzione perchè è stato accertato che Po.la.re i lavori fatturati li ha svolti sul serio. E siccome non è nemmeno vero che Bonet abbia distratto dai bilanci delle sue società i quattrini dati a Belsito e alla Lega, ecco l'assoluzione perchè il fatto non sussiste.
CARCERE
Resta il fatto che Bonet non solo si è fatto sei mesi di carcere, ma che le sentenze di assoluzione arrivano a distanza di 10 anni dall'inizio dell'inchiesta. E non è ancora finita perchè a suo tempo, pur di uscire di galera, Stefano Bonet decise di patteggiare una condanna per riciclaggio a 2 anni. E adesso l'avvocato Forza intende chiedere la revisione anche di questo processo.
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Il Gazzettino