Padova. In due anni 7 neonati lasciati in ospedale dopo il parto: come funziona la "culla per la vita"

La mamma ha 10 giorni di tempo per rivedere la scelta e poi nel giro di venti il Tribunale dei minori individua la nuova famiglia

PADOVA - La piccola persiana grigia si alza premendo un pulsante. E svela un contesto rassicurante a chi sta per fare una scelta dolorosissima, forse la più difficile che...

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PADOVA - La piccola persiana grigia si alza premendo un pulsante. E svela un contesto rassicurante a chi sta per fare una scelta dolorosissima, forse la più difficile che si possa affrontare. Perché la mamma che non può tenere il suo bimbo sa che adagiandolo sul "lettino" allestito oltre quella saracinesca gli dice addio per sempre, consapevole, però, di assicurargli un futuro di amore e di certezze da parte dei genitori a cui verrà affidato. In via San Massimo, infatti, grazie al progetto "Ninna Ho" finanziato da Kpmg e Fondazione "Francesca Riva", dal 2012 è in funzione "la culla della vita", versione tecnologica della "ruota degli esposti", dove le puerpere costrette a separarsi dal figlioletto possono farlo anonimamente. La struttura di recente è stata sottoposta a restyling ed è dotata di sistemi sofisticati per garantire la presa in carico in tempo reale, con l'intervento di un'equipe multidisciplinare di cui fa parte pure un neonatologo. La mamma ha 10 giorni di tempo per rivedere la scelta e poi nel giro di venti il Tribunale dei minori individua la nuova famiglia. Quattro anni e mezzo fa era stato lasciato un maschietto, nato un paio di giorni prima e in perfetta salute, dato subito in adozione: da allora la culla è rimasta vuota, però 2 mamme nel 2022, e 5 nel 2021, dopo il parto, essendo sole e in difficoltà, hanno lasciato il bebè in ospedale, anch'esse anonimamente come prevede la legge. In questi giorni in cui si è parlato dei casi di Enea e di un'altra neonata abbandonati a Milano, a illustrare come funziona la culla della vita" di Padova sono stati ieri il dg dell'Azienda Giuseppe Dal Ben; il professor Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento Universitario di Pediatria; la neonatologa Ursula Maria Theresia Trafojer, ed Elisabetta Tedeschi, coordinatrice dell'assistenza infermieristica neonatale.

Come funziona la culla

Nel momento in cui pigia il pomello di attivazione chi sta per lasciare il bimbo ha qualche istante per un ultimo saluto. Poi la persiana si richiude, così come le pareti trasparenti della culla termica per garantire il tepore, e subito i sensori fanno scattare l'allarme in Neonatologia, da dove in un paio di minuti arrivano pediatri, ostetrica e infermieri. Dopo una prima visita avviene il trasferimento in Pediatria, dove il bimbo riceve cure e coccole. Infine i nuovi genitori vanno prenderlo al nido, proprio come mamme e papà biologici.

L'adozione

«La culla per la vita - ha osservato Baraldi - è un sistema moderno che permette a mamme e papà in difficoltà di lasciare il loro bimbo. L'Azienda Ospedaliera l'ha messa a disposizione da 12 anni e viene attivata garantendo l'anonimato. Dal momento in cui suona l'allarme che segnala la presenza del neonato in pochissimo tempo quest'ultimo viene recuperato e portato, a seconda delle condizioni di salute, al nido o in Neonatologia. Per fortuna negli ultimi 3 anni non abbiamo registrato episodi del genere, ma siamo attrezzati per intervenire con puntualità. E se i genitori biologici cambiano idea, entro 10 giorni possono riavere il figlio, ma in caso contrario scatta l'adozione con un percorso abbastanza veloce, come peraltro accade con i piccoli nati in ospedale e non riconosciuti, che invece sono di più. Noi scegliamo un nome, che quasi sempre viene mantenuto, mentre il Comune attribuisce un cognome provvisorio».


«Il Tribunale dei minori - ha aggiunto la dottoressa Ursula Maria Theresia Trafojer - ha una lista di aspiranti mamme e papà che hanno completato il percorso pre-adottivo e vengono chiamati non appena parte la nostra segnalazione». 

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Il Gazzettino