La data da segnarsi è il 1. gennaio 2019, quando il Mose dovrà bloccare l’acqua alta. Le prime prove cominceranno tra un paio di mesi, con le paratoie...
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Eccole, finalmente, le date dell’entrata in funzione del Mose, passaggio dopo passaggio. Messe, nero su bianco, in un “atto aggiuntivo” tra il Provveditorato per le opere pubbliche del Triveneto e i commissari del Consorzio Venezia Nuova, firmato ieri. Un passaggio non banale, che arriva al termine di anni difficili. Prima per lo scandalo Mose, che scoperchiò un vasto sistema di malaffare cresciuto all’interno del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la realizzazione dell’opera. Poi con la gestione commissariale del Cvn, che non ha avuto vita facile con le stesse imprese del Consorzio. È di questi giorni la conferma del prossimo addio di uno dei tre commissari, Luigi Magistro, ufficialmente per motivi personali. Di certo, tra intoppi ai cantieri (crolli, allagamenti, danni vari) e contenziosi con le ditte, in questi anni i tempi di conclusione dell’opera si sono allungati, di slittamento in slittamento.
Il provveditore, arrivato alla fine dell’anno scorso, ha lavorato a un nuovo crono-programma, quello firmato ieri, insieme a una serie di impegni importanti. Obiettivo «garantire il completamento del “Sistema Mose” entro una tempistica certa - recita l’atto -, l’ottimale esecuzione dei lavori e con essa il risultato finale delle piena funzionalità del Sistema nel suo complesso». E ancora garantire l’«avviamento alla gestione e manutenzione del Sistema in coerenza con la tempistica del relativo completamento, mediante una serie di attività propedeutiche». Passaggio importante anche quello sul «maggior ricorso al mercato, su indicazione del Provveditorato, per le opere residue non ancora assegnate». Più gare dunque, in particolare per le «opere di carattere ambientale e architettonico - spiega Linetti - Per l’impiantistica più legata alle paratoie, invece, per una questione di tempo e di responsabilità, faremo ricorso alle imprese del Consorzio».
Altro passaggio cruciale quello che prevede l’individuazione di risorse per «anticipare il pagamento dei lavori contrattualizzati». È il tema delle ditte non pagate per lavori contestati, che ha rischiato di bloccare i lavori. Spiega Linetti: «Stare fermi in un cantiere come il Mose significa perdere l’opera. Questa non è edilizia, siamo sott’acqua. Tutto va completato. E le somme vanno anticipate. Poi quando si saprà di chi sono le responsabilità, si procederà per gli eventuali risarcimenti». Ultima questione: i pagamenti al Consorzio che prevedono un aggio del 12% solo fino al completamento dell’opera, mentre con l’avviamento e la manutenzione - quindi nella fase dell’esercizio provvisorio - si passerà al semplice rimborso. Un dettaglio che c’era già nella vecchia contrattualistica, ma che l’atto ricorda, a maggior chiarezza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino