Morì folgorato in chiesa: chiesti 2 anni di carcere per il parroco

la chiesa di Villa di Villa dove perse la vita Loris De Faveri
FARRA DI SOLIGO - Quattordici anni di condanne totali chieste ieri dal pm per la morte di Loris De Faveri, tecnico 42enne di Farra di Soligo morto folgorato sulla chiesa di Villa...

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FARRA DI SOLIGO - Quattordici anni di condanne totali chieste ieri dal pm per la morte di Loris De Faveri, tecnico 42enne di Farra di Soligo morto folgorato sulla chiesa di Villa di Villa (Mel) il 26 settembre 2014. «L'evento - ha detto al termine della sua requisitoria il pm Sandra Rossi è avvenuto a causa del verificarsi in contemporanea di diverse condizioni e azioni non intraprese. Tutte non hanno impedito, e quindi hanno causato, il sinistro». Per questo il pm Rossi, ieri in Tribunale a Belluno, ha chiesto al giudice 2 anni di reclusione per ciascun imputato, concedendo le generiche.


In 7 sono alla sbarra: il parroco di Villa di Villa, committente dell'opera, Giuseppe De Nardo, 81enne di Refrontolo, Andrea Lorenzon 42enne di Farra di Soligo titolare della Lorenzon Costruzioni, il capocantiere Ottavio Paier, 47 anni di Cison di Valmarino, Francesca Cais, 50enne di Conegliano, la titolare della Edil Group srl (subappaltatrice ed esecutrice dell'opera), il preposto Mauro Meler, 51enne di Pieve di Soligo, Andrea Durigon 44enne di Istrana, ovvero il titolare della Altedil srl di Istrana, che installò il ponteggio e Mario Dall'Asen, 77 anni di Mel, che eseguì l'impianto elettrico provvisorio in canonica.
Nel processo sono incolpate quattro ditte: Lorenzon costruzioni srl e Edil Group di Pieve di Soligo, Altedil di Istrana e Dall'Asen impianti di Mel. È la cosiddetta responsabilità amministrativa, per cui l'azienda rischia in prima persona multe salatissime. Il pm ha chiesto ieri 150mila euro ciascuna.
LE DIFESE Sono seguite le arringhe dei vari difensori, che di fatto si sono rimbalzati l'una l'altro le responsabilità, chiedendo sempre l'assoluzione. Hanno sottolineato anche il comportamento dell'operaio, di fronte ai famigliari presenti in aula (sono usciti dal processo dopo il risarcimento). De Faveri infatti morì, come ricostruito dal super-perito nel processo, mentre stava scavalcando il ponteggio, finendo sulla malconcia linea aerea che porta elettricità dalla canonica alla chiesa. Invece di utilizzare il ponteggio, insomma, avrebbe scelto un passaggio alternativo che prevedeva il transito in un'area ove non erano previsti lavori, scavalcando in un punto privo di idoneo passaggio. Il tutto con il rischio di contatto con il cavo in tensione e pericolo di caduta.

Il difensore dell'elettricista ha sottolineato che furono anche trovati i sigilli manomessi dell'impianto elettrico, dopo l'infortunio. Ma sul differenziale della canonica si sono scagliate le altre difese: se il salvavita fosse scattato, come previsto per le abitazioni civili, a 30 milliampere l'operaio sarebbe vivo. Invece era a 300 milliampere. La sentenza il 12 luglio alle 15.30.
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Il Gazzettino