OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
SEDICO - Colpo di scena sul caso Bristot. È stata accolta l’opposizione formulata dall’avvocato di parte civile Chiara Tartari riguardo alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero. Il giudice ha disposto nuove indagini elencando i quattro punti che la Procura dovrà cercare di approfondire nei prossimi quattro mesi per capire meglio cosa sia successo al 18enne di Sedico, Davide Bristot, entrato in ospedale con forte mal di testa e vomito, dimesso, tornato a casa e poi morto nella sua cameretta con gli stessi sintomi.
LA PROVA
L’unico indagato è il medico del Pronto soccorso di Belluno, Angelo Beccari, che il 13 luglio 2021 visitò il ragazzo. Secondo il pm non vi sono dubbi sulla negligenza e imprudenza del dottore ma non c’è la possibilità di dimostrarlo in quanto il campione di sangue, prelevato dall’infermiera quel giorno e mai esaminato, è stato cestinato. Da qui, la richiesta di archiviazione a cui si è opposta la parte civile. «È un paradosso – spiega Chiara Tartari, avvocato della famiglia – ritenere che la prova che scagiona il medico sia proprio l’omissione che gli viene attribuita, cioè il non aver effettuato l’analisi del campione di sangue poi buttato via».
INDAGINI BIS
Ora si ricomincia da capo.
L’ANALISI MANCANTE
La difesa dell’indagato (avvocato Paniz) aveva prodotto una contro perizia spiegando che non vi era la possibilità di arrivare a quelle conclusioni senza un’analisi del sangue. Eppure sappiamo che, durante la fase di triage, era stato assegnato al ragazzo il codice arancione e l’infermiera aveva prelevato un campione ematologico. Pare che il medico non abbia ritenuto necessario esaminarlo, procedendo a dargli due fiale di fisiologica e a mandarlo a casa. Al momento della perquisizione, eseguita dagli inquirenti qualche giorno dopo, la fialetta non esisteva più poiché, passato un certo periodo di tempo, i campioni inutilizzati vengono buttati. Per il pm manca la prova regina. Per la parte civile è possibile arrivare alle conclusioni del dottor Pravato anche senza il campione di sangue. Di sicuro Davide non aveva problemi cardiaci perché ogni anno veniva sottoposto alle visite medico sportive necessarie per l’attività agonistica. Cos’è successo allora? Il ragazzo poteva essere salvato? Il medico ha sbagliato la diagnosi e l’ha mandato a casa troppo presto? A queste domande cercherà di rispondere la nuova inchiesta disposta dal tribunale di Belluno.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino