Campione di sangue prelevato, mai esaminato e cestinato: la Procura riapre l'inchiesta sulla morte di Davide

Venerdì 29 Aprile 2022 di Davide Piol
Davide Bristot
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SEDICO - Colpo di scena sul caso Bristot. È stata accolta l’opposizione formulata dall’avvocato di parte civile Chiara Tartari riguardo alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero. Il giudice ha disposto nuove indagini elencando i quattro punti che la Procura dovrà cercare di approfondire nei prossimi quattro mesi per capire meglio cosa sia successo al 18enne di Sedico, Davide Bristot, entrato in ospedale con forte mal di testa e vomito, dimesso, tornato a casa e poi morto nella sua cameretta con gli stessi sintomi. 

LA PROVA
L’unico indagato è il medico del Pronto soccorso di Belluno, Angelo Beccari, che il 13 luglio 2021 visitò il ragazzo. Secondo il pm non vi sono dubbi sulla negligenza e imprudenza del dottore ma non c’è la possibilità di dimostrarlo in quanto il campione di sangue, prelevato dall’infermiera quel giorno e mai esaminato, è stato cestinato.

Da qui, la richiesta di archiviazione a cui si è opposta la parte civile. «È un paradosso – spiega Chiara Tartari, avvocato della famiglia – ritenere che la prova che scagiona il medico sia proprio l’omissione che gli viene attribuita, cioè il non aver effettuato l’analisi del campione di sangue poi buttato via».

INDAGINI BIS
Ora si ricomincia da capo. Il pm Simone Marcon, titolare del fascicolo, avrà 120 giorni per indagare su quattro punti finora trascurati. I primi due riguardano accertamenti medico-legali sulla morte del ragazzo con l’ausilio di un neurologo o altro specialista. Insomma dev’essere una valutazione collegiale, non vincolata soltanto al medico che ha eseguito l’autopsia. Terzo punto: se quella notte Davide fosse rimasto in osservazione al Pronto Soccorso si sarebbe salvato? E se invece non fosse cambiato nulla, avrebbe avuto una morte meno traumatica? Infine, il pm dovrà valutare le questioni sollevate dalla parte civile tramite il dottor Francesco Pravato che si era avvalso della consulenza di un aritmologo. Secondo loro, infatti, sarebbe stato sottovalutato l’edema cerebrale riscontrato a livello autoptico. Il ragazzo era entrato in ospedale con forte mal di testa e vomito e faticava a reggersi in piedi. Per Pravato sarebbe stato uno scompenso idro-elettrolitico a causare l’arresto cardio-circolatorio. Davide aveva giovato a beach-volley tutto il pomeriggio, non aveva bevuto acqua ed era disidratato. Nel suo organismo, secondo la parte civile, c’era una forte carenza di sodio e potassio che ha messo in moto una serie di conseguenze che hanno portato alla morte. 

L’ANALISI MANCANTE
La difesa dell’indagato (avvocato Paniz) aveva prodotto una contro perizia spiegando che non vi era la possibilità di arrivare a quelle conclusioni senza un’analisi del sangue. Eppure sappiamo che, durante la fase di triage, era stato assegnato al ragazzo il codice arancione e l’infermiera aveva prelevato un campione ematologico. Pare che il medico non abbia ritenuto necessario esaminarlo, procedendo a dargli due fiale di fisiologica e a mandarlo a casa. Al momento della perquisizione, eseguita dagli inquirenti qualche giorno dopo, la fialetta non esisteva più poiché, passato un certo periodo di tempo, i campioni inutilizzati vengono buttati. Per il pm manca la prova regina. Per la parte civile è possibile arrivare alle conclusioni del dottor Pravato anche senza il campione di sangue. Di sicuro Davide non aveva problemi cardiaci perché ogni anno veniva sottoposto alle visite medico sportive necessarie per l’attività agonistica. Cos’è successo allora? Il ragazzo poteva essere salvato? Il medico ha sbagliato la diagnosi e l’ha mandato a casa troppo presto? A queste domande cercherà di rispondere la nuova inchiesta disposta dal tribunale di Belluno. 
 

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