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MIRA - Giulia Schiff si è sposata in gran segreto con il suo compagno Victor. Una cerimonia riservata nel castello di Bevilacqua in provincia di Verona. A celebrare l'unione come ufficiale di stato civile l'ex ministro Elisabetta Trenta. Un rito religioso ebraico per gli sposi che presto però si divideranno nuovamente con il marito pronto a rientrare in Ucraina in guerra mentre lei proseguirà con la fondazione nella raccolta beni per le popolazioni.
Chi è Giulia Schiff e l'amore con Victor
La 24enne pilota italiana di Mira (Venezia), ex allieva dell'Accademia areonautica di Pozzuoli poi arruolatasi come foreign fighter a fianco dell'esercito ucraino, ha smesso di combattare. La coppia si era già sposata con rito civile nel giorno di San Valentino a Dnipro, pochi giorni dopo aver fondato un'associazione benefica con il suo compagno, il 29enne israelo-ucraino Victor, anche lui ex soldato al fronte. Schiff si era arruolata all'inizio della guerra come combattente volontaria nelle "Forze Speciali della Legione Internazionale in Ucraina", di cui è stata peraltro l'unica donna del gruppo. Con il nome di battaglia "Kida" ha combattuto le truppe di Mosca in diversi territori, tra cui Kharkiv e il Donbass.
L'esclusione dall'Accademia areonautica di Pozzuoli
Da allieva dell’Accademia areonautica di Pozzuoli aveva denunciato più volte di essere stata vittima di episodi di mobbing e nonnismo da parte dei suoi commilitoni sottoufficiali. Alcuni di loro sono finiti a processo per lesioni pluriaggravate in concorso e ingiuria.
I ricorsi presentati al Tar e al Consiglio di Stato, tuttavia, non sono andati a favore dell'aspirante ufficiale, condannata pure a pagare le spese processuali. Le accuse di Giulia ruotavano al famoso rituale del "battesimo del volo", avvenuto lo scorso 7 aprile 2018: in quell'occasione - come dimostrato da un video pubblicato da Corriere Tv - la 19enne era stata percossa ripetutamente dai suoi commilitoni, che ridevano divertiti mentre infierivano sul suo fondoschiena a suon di schiaffi e frustate.
Prima del tradizionale lancio nella "piscina del pinguino" la giovane - che piangeva e implorava i compagni di smettere con le botte - era stata anche spinta di testa contro un'ala conficcata nel cortile. Il rito veniva infine sugellato da baci sulle guance e strette di mano mentre lei era ancora in acqua.
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